martedì 21 novembre 2006

il compito

mi hanno detto "fai qualcosa". al posto di quel qualcosa c'è però una puntuale descrizione del compito che puntualmente non ho colto. nove e 40 e sono in ritardo di 10 minuti. non che sia una novità, ne peraltro un problema. cerco quindi nel mio scarso repertorio di sguardi ed atteggiamenti quello del "io no capire". provo ad autoconvincermi della mia ingenua ignoranza come da metodo strasberg e stanislavski. ma l'interlocutore è sempre lì. inarcuo ancora di più le sopracciglia ma ancora pochi risultati. devo agire in fretta, parlare. un buco nero inghiotte tutte le vocali permettendomi solo un "cm" che suona più come "mmh" che come un "come" appunto. il volume è però basso e la controparte, nel rumore eufemisticamente di sottofondo, non recepisce e si avvicina. sarà a 5 passi da me. se facessi un passo indietro sarebbero sei ma prima o poi mi raggiungerebbe. dovrei girarmi e correre ma sarebbe una fuga davanti al nemico ed io non sono un codardo. non lo sono mai stato e ne sono lapalissiana dimostrazione le vittoriose competizioni alcoliche con gli amici nei passati 17 anni. il mio sguardo diventa fiero facendo cadere la maschera vestita solo pochi attimi fa. ciò non sembra incrinare i nostri rapporti dati gli spessi occhiali di lei. avanza come un kilo di pasta per 2 persone e non posso farci niente. è al di sopra delle mie possibilità. mi ci provo fissandomi sui miei piedi come un cowboy alla resa dei conti. un altro passo. non resisto, mi sposto lateralmente e la vecchina ringraziandomi scende dal 13 col suo fardello di borse coop.

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