giovedì 23 novembre 2006

supercar

con la fronte imperlata di sudore si svegliò nel ventricolo destro del cuore della notte. il buio e la solitudine lo avvolgevano come un budello di maiale avvolge il salame. stretto. troppo costretto in quella situazione di sconforto in cui era caduto dalla sera precedente. quando aveva realizzato di averla definitivamente persa. senza eventualità di appello o di seconde istanze. nella vita si danno molte cose per certe come le notti di ligabue ed inevitabilmente scemano nell'alba appassendo. passando. nessuna garanzia, questa la lezione imparata se c'era qualcosa da cavare da quella amara ed amena situazione. il domani sarebbe arrivato in poche ore e le prime conseguenze sarebbero comparse assieme alla rugiada ad imbiancare i prati e rimaste con le macchie di olio su quella felpa dalla bandiera americana sul petto. non sarebbe stato lo stesso in compagnia e nella loro solitudine tra un impegno e l'altro. cercò il sonno in un gregge troppo esiguo ottenendo qualche sporadico sbadiglio forzato. una lacrima gli umidì prima il naso poi la guancia sinistra. si era ripromesso non avrebbe più pianto. un puerile atteggiamento che doveva lasciare. in fondo non era unica, era sostituibile e pure si era divertito con altre. ma quella era esclusiva. tutti gli amici la guardavano con ammirazione ed invidia. e l'invidia è una brutta bestia come diceva mio padre che non era poi tutto questo splendore. il sospetto cadeva su andrea di quando in quando ma lui sapeva non era così. era colpa sua. aveva inavvertitamente infilato il suo modellino di supercar in un sacchetto destinato poi alla spazzatura di un cassonetto poco lontano dal cortile della sua scuola.

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