martedì 14 aprile 2009

Tardi

Un attimo è l'arco di tempo che separa qualcosa che stiamo facendo da qualcos'altro che non vogliamo fare. Pagare il conto, alzarci. Perderci in inutili convenevoli. Rincasare nella solitudine di una auto con stereo integrato. Le stazioni memorizzate in pulsanti numerati dall’1 al 6 raccontano le mie preferenze. I miei gusti musicali ed il mio senso dell’umorismo. Un concetto di divertimento. L’empatia con uno speaker piuttosto che un altro adesso diventa relativo. Tutte le stazioni a quest’ora vomitano musica a rotazione. Una canzone dietro l’altra. Poche interruzioni pubblicitarie e scaletta più o meno coerente. Passo una rotonda. Poche auto mi succedono e meno mi precedono. L’asfalto e petrolio. Sfumato e quasi verdeggiante nel suo viola. Accelero sorpreso della tranquillità viabile che mi concede un giovedì sera piuttosto che un fine settimana. Odore dell’eco che la cena ha lasciato in bocca. Respiro a fondo e immagino il tempo collassare. Implodere come nei filmati delle demolizioni controllate. Penso a Lenin, al concetto di rivoluzione proletaria, alla dittatura del proletariato, a Yuri Gagarin, a come i sogni impattano su un presente inatteso. Accostamenti poco categorici. Fai da te. IKEA.
Poi arrivo a casa. È tardi.