giovedì 10 marzo 2011

La carriera nel mondo del porno

Ultimamente mi sembra di parlare sempre di lavoro. Ogni tanto mi spavento a trovarlo quasi interessante, quasi un argomento di conversazione come un altro. E non faccio il pornoattore. Nossignore, faccio un lavoro come ne fanno tanti. Noioso come mi rendo conto dai discorsi che inevitabilmente mi trovo ad origliare la sera quando esco a cena. È in queste situazioni che mi domando di cosa parlavo quando un lavoro non ce l’avevo. È in queste situazioni che mi interesso di più a quello che ho nel piatto di quello che ho dentro. E semplifico dicendo che questo filetto sembra veramente burro. Lo dico compiaciuto certo che l’interlocutore non obietterà che una panetta di burro mi sarebbe costata senz’altro meno. E che poi sarebbe stato davvero burro. Non ho un palato finissimo ma sono sicuro che 20 euro definiscono un filetto di buona qualità.
E così lei mi guarda dietro la sua barricata di patate al forno. Di quelle tutte uguali che sembrano uscite da una busta di quattro salti in padella. Mi guarda con i suoi occhi che descrivono meglio di ogni altra cosa quello che c’è tra noi. E sorride. E dice che è veramente un bel posto quello dove siamo. Che le ricorda non so quale ambiente intimo della sua infanzia. Non so in quale città.
Mi dice grazie con i suoi occhi dal colore incerto.
E sorrido appagato. Di quei sorrisi di chiusura delle scene dei film porno. Quelli che sanno di pace col mondo. Tipo Gandhi per intenderci.
E poi il vuoto. Penso a quanto sarebbe stata bella una carriera di pornoattore. Anche se probabilmente Francesca non l’avrei mai conosciuta. Perché non avrei mai fatto il lavoro che faccio.
Dico: “sai cosa pensavo?”.
“non dirmi che pensavi al lavoro!”
“maddai!” penso, cazzo.
“e allora dai forza, a cosa pensavi?”
La guardo cercando di grattarmi il cervello domandandomi dove avevo letto che c’era un emisfero dedicato all’immaginazione. Che le persone quando mentono spostano lo sguardo da qualche parte. In alto a destra o in basso a sinistra? Com’era pure? Il problema è che non sto mai attento. Chissà se ho chiuso il gas prima di uscire stasera?
“no, niente pensavo che…”
“che…” mi fa il verso seduta che sembra dietro un banco di scuola il primo giorno della prima elementare. Quando ci si improvvisa adulti. E gli adulti danno retta. Ascoltano. Assecondano. Eseguono. E, nel mio caso, quando non parlano di lavoro hanno poco da dire.
Dico: “pensavo che non sarebbe stato male essere un pornoattore”
Lei toglie una patata dalla barricata che ha davanti.

2 commenti:

EMMA ha detto...

ehhhhhhhh l'intuito delle donne! non lasciartela scappare!;)

nome ha detto...

bè, sì. quello insomma.