sabato 30 aprile 2011

Gli ultimi tempi

Si salutano con un affetto di altri tempi. Etichetta. Un abbraccio ed una stretta di mano. Sembra una pubblicità del Glen Grant ambientata in un centro sociale di quello che vendono solo birra in lattina del discount.
“una vita che non ci si vede! Che mi racconti?”
“bè, guarda, le solite cose. Non è che sia successo molto, il solito avvicendarsi degli eventi che non posso mica starteli a raccontare tutti. Anche perché non è che siano così avvincenti. Cioè qualcosa di interessante ci sarebbe pure ma non saprei da dove cominciare”
“ci prendiamo da bere”
“sì, prendiamoci da bere”
Ed eccoli che passano dalla fila con i 2 euro in mano entrante alla fila con le lattine in mano uscente. Sembra una processione con lumini spenti.
Quindi Gennaro recupera un paio di sedie ed un tavolo di plastica da un angolo. Le sistema più centrali in modo da vedere chi passa, sperando di vedere una particolare persona che passa.
Si siedono.
Annusano l’aria sapida di birra calda e fango secco attaccato alle scarpe.
Battono le lattine col suono metallico dei robot feriti.
“negli ultimi tempi insomma non succede granché. È come se mi fossi stancato di cercare qualcosa di nuovo. Come un circolo vizioso verso la maturità e la dipendenza televisiva. A proposito hai visto quel programma su quella rete del digitale terrestre. Ah, è vero che tu non hai la televisione. Fai bene tu, lascia che te lo dica. Vorrei essere proprio come te ma purtroppo non posso mica decidere io, c’ho i coinquilini. E loro la televisione la vogliono. Sissignore, niente da fare. Siamo stati i primi del palazzo col decoder. Quando ancora si vedevano meglio i canali sull’analogico. Ma vabbè, lo sai con che elementi vivo. Almeno però cucinano bene, e Marco ha la macchina. E niente non è. Specie ora che con questo tempo andare da qualche parte è il massimo. Sì, per staccare un po’. Mah, la primavera. E tu che dici. Non ci siamo più visti da quella festa a casa di Caterina.”
“guarda, il solito. Sto scrivendo questi articoli che mi hanno chiesto che sono una noia pazzesca e non ho tempo per dedicarmi al mio. Ma devo pur mangiare e così mi svendo. Ancora per poco spero.”
“ma sì dai! Io ci credo. Da quella volta che ho letto quel racconto su quella rivista che ora nemmeno esiste più. Quello di quei due topi che cercano di uscire dalla gabbia.”
“trappola per topi”
“sì, proprio quello. Bellissimo. Non succedeva niente ed era proprio quello il punto. Incredibilmente attuale. Veh che ce la fai. E mi raccomando citami nei ringraziamenti. Scrivi grazie per l’impagabile supporto di Gennaro Cassidi”
“aspetta che prendo appunti”
“ecco bravo”
E guarda avanti, in direzione del bar. Prende un sorso dalla lattina e guarda l’amico che scrive su quel quadernino nero che ha sempre infilato in tasca. Si sente stringere da una urgenza espressiva senza avere i mezzi per esprimerla. O forse i concetti da esprimere. Ma è presto per queste digressioni. Prende un altro sorso di birra, di quelli profondi che sicuro entra in scena la Francesca di turno. Chiude gli occhi e la gente che entra è sempre la stessa e quella al bancone non è cambiata.
Stefano chiede scusa e rimette in tasca il quadernino nero. Lo infila nella tasca interna della giacca. Con un gesto che sembra fatto apposta.
“dicevi?”
“niente dicevo. Anche se l’altro giorno mentre ero in coda al supermercato c’era queste ragazze decisamente universitarie che chiacchieravano tra di loro. E non erano mica male. Peccato una avesse improbabili pantaloni rosa di tuta. Comunque era una coda così lunga che probabilmente non si sentivano nemmeno più in mezzo alla gente ed erano passate a chiacchierare da quello che avrebbero cucinato alle ultime cose che avevano sentito. Una aveva detto che aveva saputo da una sua amica questa cosa allucinante. Conosceva una infermiera che si era trovata a dover estrarre dal culo di un ragazzo un uovo sodo intero, col guscio. Cioè non ha detto culo, ha detto retto. Ha detto che il ragazzo era lì con la fidanzata. Pensa te. Avevano spiegato che stavano guardando un film dove facevano la stessa cosa e gli era venuta voglia di provarci pure loro. Poi era rimasto dentro”
“quasi se lo meritavano”
“si bè, il problema che per estrarre un uovo sodo dal culo, diceva questa, è un macello, non bisogna rompere il guscio sennò si può tagliare tutto dentro. Insomma un bel casino. Te lo immagini sto qua col culo per aria la fidanzata che gli tiene la mano e due infermiere che cercano di levargli l’uovo dal culo senza combinare una frittata?”
“dev’esser stata una bella scena”
“ho sbagliato tutto. Lo sapevo che mio padre aveva ragione quando mi diceva, Gennaro tu devi studiare medicina”
“lungimirante”
“eh sì bisogna ascoltarli i vecchi che col senno di poi c’hanno ragione”
Stefano prende un sorso e si guarda la punta consumata delle sue scarpe in pelle. Gli piacciono così, sono in quello stato di grazia che dura poche settimane. Dopo saranno da buttare o da usare solo per nostalgia.
Gennaro guardando l’ingresso chiede se Stefano ha più visto Francesca.
“hai più visto Francesca?”
“non di recente, l’ultima volta saranno state 3 settimane fa. Ad una inaugurazione. Mi sembra che fosse venuta con uno. Uno che aveva quella “r” tonda dei veneziani. Non ci siamo detti molto, io stavo andandomene e lei arrivava. Comunque sembrava a posto”
Gennaro finisce la sua lattina con un lungo sorso di quelli che però non scendono.
Rimangono in silenzio.
Stefano vorrebbe chiedere a Gennaro perché gli si sono incavati gli occhi nella faccia ed ora sembrano più scuri. Perché la sua pelle ora sembra più dura? E soprattutto cosa c’entra in tutto questo Francesca? Ma non dice niente. Si limita ad agitare la lattina e mandare giù un altro sorso. Provando a cullarsi con la musica martellante che esce da una sala carica di gente che si agita sotto luci che diventano ora rosse ed ora verdi. Tanto per confondere i daltonici.
Finalmente è Gennaro a parlare. Fissando sempre lo stesso punto di prima.
“ma che si crede quella? Sta diventando un po’ snob ultimamente non trovi? Sempre che non si fa trovare, sempre impegnata. Mica lo sa che la cacca la dobbiamo fare tutti.”
Non lo dice ma questa frase l’ha sentita il pomeriggio in televisione. L’aveva detta Filippo Timi. Quell’attore che balbettava.
Questa citazione lo fa sentire meglio.
Anche se ora non ha proprio nient’altro da dire.

1 commento:

comune ha detto...

A proposito di ultimi tempi, un mio amico disperato mi ha chiesto il favore di diffondere questo messaggio:
"oggi 3 maggio 2011 mi è scappata una pecora da casa. Prego chiunque avvistasse una pecora da sola, senza gregge, di avvisarmi perchè potrebbe essere mia. Grazie".
Bello il pezzo!