giovedì 28 aprile 2011

Reina

C'è chi dice che l'appetito vien mangiando.
Spillo sostiene che l’appetito non è cosa per tutti, infatti lui ce l’ha quasi mai.
Totò invece diceva che l'appetito viene a star digiuni.
Io, nel dubbio, mi stappo diplomaticamente una birra.
A giudicare dal frigorifero penso che dovrei andare a far la spesa ma pioviggina. Scende una pioggerellina tanto sottile e leggera che quasi sembra foschia. Io odio la pioggerellina, la foschia e la pubblicità nella buchetta della posta il lunedì. Odio veramente a morte quando quelle goccioline infingarde mi si appiccicano alle lenti degli occhiali e sui capelli che poi si appesantiscono tutti e sembrano sporchi lerci. Penso avesse ragione Sergio: forse è colpa dell’inquinamento. O forse no, fatto sta che fino a che questa maledetta pioggerellina continua a scendere, io non ho la minima intenzione di uscire di casa. Perchè più la pioggerella è fine più è inevitabile che ti si impiastri sugli occhiali e sui capelli trasportata maleficamente dal vento. Non c’è ombrello che tenga.
Poi è aprile, il 27 aprile, forse a voi non dice niente questa data ma per me è importante. Molto importante ma non mi va di spiegarvi il perchè. Poi c’è che mi sono appena trasferito da una parte della città al suo antipodo -se si dice così- quello peggiore, è chiaro, ma sicuramente più economico. Devo risparmiare o di questo passo nemmeno in venticinque vite riuscirei a comprarmi la villa con piscina nell’aretino che fino a ieri sera promettevo a Reina. Non so che cazzo di nome sia Reina ma vi assicuro che basta guardarla bene un secondo e potrebbe pure dirvi di chiamarsi Sigismondo e voi non fareste una piega. Che creatura, ragazzi!
Cinquantasette chili di marmoreo e prelibato Angus argentino ben distribuiti in centosettantasette centimetri d’altezza. Trent’anni in pacca e nemmeno una ruga o un cedimento strutturale. Non una smagliatura, nemmeno nelle calze. E il culo? Ragazzi, quello non è un semplice culo latinoamericano che potete immaginare ma è una vera opera d’arte. Sembra dotato di vita propria quando lei cammina. Su a destra, giù a sinistra, su a destra e via che si allontana fedele alle spalle di Reina con un seguito di sguardi ammaliati e trasognanti. Solo al pensiero di averlo a portata di mano mi fa sudare freddo.
Pensate che l’ho conosciuta casualmente tre giorni fa dal Tabacchi sulla Ripa e poi l’ho rivista ieri sera. Da allora non penso ad altro. Continuo a rimandare anche la spesa ma so che prima o poi dovrò decidermi a trasportare il mio culo fuori da questo loculo fino alla Lidl di via Binda. Ma oggi no, vi prego, fatemi continuare a sognare.
E che cultura sconfinata ha Reina. Vogliamo parlarne? Conosce una quantità nomi di costellazioni e galassie e capitali del mondo che la metà me la sono già scordata e l'altra non l'ho mai nemmeno saputa. Poi sa leggere la mano e lo fa mentre ti snocciola il futuro in un italiano latino che è muy caliente e solo a sentire la melodia delle sue parole mi viene sete.
Un mojito per favore!
Neanche a farlo apposta, Reina balla divinamente il tango. Il tango, il sangue arterioso del mio corpo e secondo amore della mia vita. Mi ribollono le vene solo a ricordare la mirada di ieri quando Reina ha risposto al mio cabeceo: con il capo un pò inclinato in avanti, lo sguardo dannatamente malizioso e le mani schioccanti leggiadre sopra la testa, con il ginocchio che punta me, dritto avanti a sè, signori, a momenti morivo. Cristo sarebbe sceso dalla croce e avrebbe cominciato a ballare con i piedi bucati, Muzio Scevola avrebbe cominciato a battere le mani ustionate al ritmo e Gandhi avrebbe ucciso pur di fare due passi di tango con lei. Quando balla Reina si sprigiona una carica erotica che se fosse in mezzo al Pacifico affonderebbe definitivamente quel che resta del Giappone.
E conosce pure un sacco di curiosità. Mi ha spiegato il significato del nome Lidl e perchè il bancone delle casse è così corto. Mi ha rivelato che il detto “è più facile che un cammello passi dalla cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli” in realtà è il frutto di un errore di traduzione fatto da quel sempliciotto di San Gerolamo (in realtà il cammello non c'entra una beata minchia) e che le carote, prima che gli olandesi nel 1720 ci mettessero mano, erano semplicemente viola... Che spettacolo della natura, ragazzi. Intendo Reina, non le carote.
Sono certo che se tutte le donne fossero come lei vivremmo in un mondo migliore. In un mondo colorato senza guerre, senza brutture di ogni genere e senza ingiustizie. Ma purtroppo basta attendere una decina di minuti il bus o fare la fila alla cassa dell’Esselunga origliando distrattamente la conversazione tra due donne per capire il motivo della tristezza della realtà in cui viviamo. Le donne in realtà sono creature che, per quanto magnifiche sanno apparire, rimarranno sempre di gran lunga più disgustose degli uomini.
Odio le donne che parlano sul tram di mestruazioni, in metro di cicli mestruali, a Brera di fasi lunari e fattucchiere, alle poste di assorbenti dalle ali d'aquila e schifezze varie. Anche la biancheria sporca e la birra sgasata mi fanno schifo ma mai quanto alcune donne. Giuro che non resisto, solo l’idea mi fa venire il voltastomaco. Bleah.
Odio le donne che leggono la posta di Donna Fanalia su Donna Moderna e seguono i suoi consigli. Odio le donne infatuate dalla miseria della cucina macrobiotica, amanti dei brodini insipidi e delle verdure cotte al vapore che paradossalmente fanno fare peti nauseabondi. Odio le donne che parlano di politica, di calcio e di William e Kate. Odio le donne sotto i quarantacinque anni che si pitturano le dita dei piedi di rosso valentino. Ma ieri ho scoperto che anche Reina, nel suo universo splendente ha il suo neo. Sporco mondo ladro...
Ah, a proposito di dita dei piedi e donne stomachevoli, quasi mi scordavo di chiamare Pietro per dirgli che ieri sera, alla fine, ho vinto la scommessa.
Sentite qua: saranno state circa le due e mezza ed eravamo al solito Lurido lungo i viali per ammazzare la serata con il solito panino alla salsiccia e le preziosissime cipolle ammazzavermi. Eravamo belli, alticci e senza un soldo. Siamo riusciti a malapena a prendere quattro panini completi e tre morettone da sessantasei con lo sconto di settanta centesimi. Ma il fatto è che noi eravamo in quattro e ci spiaceva lasciare Strabucco senza birra. Tra l’altro aveva appena avuto una delusione amorosa proprio qualche ora prima. Aveva l'ormone appena risvegliato dal letargo e, credendo di fare il colpaccio, s’era invaghito di una vecchiarda aolcolizzata del Tabacchi. Ma quella, dopo averlo lasciato sbavare e soprattutto pagare per un paio d’ore, a un certo punto, dopo il quinto o sesto Negroni, prende e se ne va con lo Scuro. Conosceste lo Scuro ridereste pure voi. Quindi, grasse risate dispensate gratuitamente a destra e manca per tutto il locale. Dovevate vedere come ci è rimasto e che faccia ha fatto il povero Strabucco. Comunque, dicevo che il Lurido proprio non ne voleva sapere di offrirci una quarta birra. Io, forse un pò più alticcio degli altri e quindi disposto anche a sdraiarmi in mezzo all'autostrada del Sole una domenica di maggio pur di bere un'altra birra, ho scommesso con Pietro che sarei riuscito a farmi dare un morettone gratis per Strabucco. Ho giurato che se non ci fossi riuscito avrei pagato pegno facendo il giro completo della Circolare destra, nudo in bicicletta. Ma se al contrario ci fossi riuscito, Pietro, il malfidente, sabato avrebbe pagato da bere a tutti quelli del Tabacchi e, il sabato sono veramente tanti. Poi lui, Pietro, è stato richiamato al dovere dalla sua nuova ragazza e se ne è andato da lei dieci centimetri più alto, da vincitore. Bè, caro il mio Pietro, sei un povero illuso perchè alla fine ci sono riuscito a farmi dare la morettona dal Lurido, e Strabucco, Sasso e Mistrà possono testimoniartelo. Hai perso la scommessa caro il mio Pietro e sabato ti tocca pagare da bere a tutti noi... che mi cascasse un piccione in testa se adesso non ti stai chiedendo come diavolo ho fatto. Bè, te lo dico: ho semplicemente riferito al Lurido che il mio morettone sapeva di tappo. Proprio così, niente di particolarmente elaborato. M'è venuto in mente questo. Poi quando lui m’ha detto con le sue vocali dure: “ehi amico, ma quella è una bottiglia di birra e ormai è mezza vuota...”, non ho fatto altro che accusarlo di nichilismo -senza lasciarlo ragionare sul significato del termine- per la sua visione della bottiglia mezza vuota e spiegargli che "ovviamente la birra è quasi finita perchè non mi sono fidato del mio palato ma ho dunque voluto avere il parere dei miei fidati amici". Ecco spiegato perchè più di metà birra era ormai sparita dalla bottiglia. Il Lurido peggio di San Tommaso ha voluto verificare chiedendo a Sasso, Mistrà e Strabucco che sapore avesse la birra. Loro hanno confermato un fastidioso retrogusto di tappo e il Lurido, accigliato e sbuffante, ha dovuto arrendersi davanti a cotanta evidenza. Tutto quì, caro il mio ingenuo Pietro...
Cristo, sto divagando.
Dov’ero rimasto? Ah sì, a Reina.
Bè, amici, c’è poco altro da dire. Vi stavo dicendo che anche Reina, sporco mondo ladro, ha il suo neo. Ieri, dopo aver ballato fino a tardi siamo usciti dal locale e, barcollando un pò, abbiamo imboccato un vicolo scuro e poco battuto sul retro. Le ha ceduto un tacco. E’ rovinata a terra leggera come un castello di carte e si è trascinata dietro anche me. Le sono caduto come un caco maturo addosso e la circostanza ha fatto sì che non gliela facessi passare liscia. Le ho srotolato in bocca una buona misura della mia lingua felpata da gatto e le ho frugato sotto la camicetta. Sono spuntate due tette sode e gonfie, perfette, in attesa di esplodere da un momento all’altro. E mentre mulinavo la lingua sempre più asciutta, lei ricambiava energicamente. Allora con una mano sono sceso a slacciarle i jeans per salutare la gatta. E’ saltato il bottone, è scesa la cerniera e, quando il sangue nelle mie vene stava finendo a furia di bollire, quando il mondo avrebbe potuto comodamente andarsene a fare in culo in un buco nero mangiatutto e le oche del Campidoglio invadere il Vaticano e cacciare a beccate il Pastore Tedesco, m'è arrivata una pugnalata al cuore. Oh cazzo!
Proprio così, sul più bello è spuntato un cazzo di troppo, il suo.

1 commento:

nome ha detto...

eggià, proprio un bel neo del cazzo...