lunedì 17 ottobre 2011

Street Fighter

Non ho mai finito Street Fighter, non importa quello che ho detto. Ho giocato pochissime volte per un paio di schemi al massimo. Ogni partita era un colpo alla mia virilità. Ancora oggi non riesco a capire le funzioni di tutti e 6 i tasti. Per non parlare della mezzaluna disegnata col joystick. Era tutta apparenza, passavo i pomeriggi estivi in sala giochi a guardare giocare gli altri, dispensando consigli per sentito dire. Ero il veicolo delle leggende metropolitane. Sono io che ho inventato quelle combo che ti facevano vincere automaticamente l’avversario. Quelle che nemmeno se cerchi su internet le trovi. Roba da coccodrilli nelle fogne come canta Bersani, Samuele. Ed era più o meno in quel periodo che mi si formava il carattere secondo i libri di psicologia spicciola che mia mamma leggeva dopo cena seduta lontana dalla tivù che distorceva le esplosioni anni novanta dei film di Bruce Willis. Mi guardava accondiscendente crescere cercando di intervenire il meno possibile, seguiva una corrente new age che doveva portarmi a riscoprire la natura. E così non mi ha mai spinto a socializzare o ad uscire di casa. Ero l’unico dei miei amici che si poteva fare una nottata intera davanti alla televisione. Che poi finivo ad addormentarmi davanti alle pubblicità delle hot line come un vecchio arrapato. Mia mamma non capiva ma la cosa che volevo di più al mondo era diventare Ryu e col suo lassismo diventavo sempre più come Honda. Non so se mi spiego. Avevo questa pancia spropositata e capelli sporchi che rimanevano davvero dove volevo io. E andavo a scuola insicuro, con tutti che dicevano qualcosa mentre passavo ma che non mi rivolgevano più di tanto la parola. Mi chiedevano solo qualche consiglio su Street Fighter. Poi è uscito Tekken e nessuno mi si cagava più nemmeno di striscio. C’erano combo che non si potevano descrivere tanto erano complesse ed un numero indecoroso di tasti. La sala giochi sembrava sempre di più l’Enterprise con tutti quei tasti inutili che si illuminavano. Ed i giochi iniziavano a costare 2 gettoni invece che uno. Ed io mi sono messo a dieta ed ho fatto quello che ritenevo di dover fare. Che poi se era giusto o sbagliato non mi importava. È finita che ho uno schermo piatto e tutti i film d’azione anni ’90 e un kimono da Ryu comprato su internet.
Poi sono arrivati i Nationals e prima ancora i Fratellis ed i Franz Ferdinand e con la loro pessima musica il mondo che mi ha rovinato l’infanzia. Ora inizio ad avere qualche amico spostato con la metà dei miei anni e con lo stesso zaino Invicta Jolly che avevo io. E mi chiedono come si fa quella combo che non trovano nemmeno in internet per vincere automaticamente l’avversario. Ed io gli rispondo: “smamma sbarbo”.
Mia mamma sarebbe orgogliosa di me.

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