sabato 28 gennaio 2012

Una domenica in casa a pranzare da solo con una pizza riscaldata


Nella carta di identità di mio nonno ci sono ventimila lire consumate dagli anni. La foto è un viso vagamente familiare con lo stesso sorriso timido che accenna davanti alla televisione prima di criticare questo presentatore o quella valletta come se lo stessero ad ascoltare. Lo fa seduto su una sedia perché non vuole consumare il divano in pelle. Il divano è per le domeniche che da un po' non passiamo più assieme a mangiare col sottofondo degli approfondimenti rai. Con l'odore persistente di brodo di carne che appesantisce il passo e scalda più di un amaro. Con mia nonna che serve a tavola rifiutando qualsiasi aiuto. Arrivando quasi ad arrabbiarsi se qualcuno si alza con un piatto. Mia nonna ed i suoi infiniti bis. Una volta è riuscita a servirmi nello stesso pranzo 3 piatti di tortellini in altrettanti condimenti differenti. Dicendo ad ogni portata "assaggia poi mi dici" in quel suo italiano penzolante ed orgoglioso che l'ha strappata ad una casa di campagna invasa dalla guerra e dalle scarpe riciclate di fratello in fratello. Una casa in cui nascondevano il salame e i cotechini. Mi racconta che delle storie che faccio fatica ad immaginare e so che i miei figli non capiranno. Mi parla delle sere a inventare storie nel fienile. Mi ripete alcune di quei racconti e poi si ferma perché ha dimenticato il finale. Dice che non importa ma vedo un pezzo di lei che è rimasto impigliato da qualche parte e che ha paura di non recuperare. Ed allora sorrido e dico una cosa qualsiasi e lei nemmeno mi ascolta, ci interrompe mio nonno che mi chiede come va il lavoro. Ha la faccia preoccupata come non gliel'ho mai vista da bambino. Gli occhi quasi pesanti. Ancora oggi non riesce a capire il mio mestiere e ancora provo a spiegarglielo. E passiamo un paio di minuti a parlarci sopra. Poi mi da una pacca sulla spalla e dice che va bene. E quella pacca mi pesa duecento mila chili. Pesa tutto il tempo che abbiamo passato assieme quando mi ha insegnato come pescare le trote e pulire gli sgombri appena slamati, come trovare del buono nelle cose che gli altri butterebbero via, come rivendere quel buono valorizzandolo in un pomeriggio in garage. Pesa tutto il tempo che ha passato cercando di garantirsi l'eternità considerando che tutto quello che gli sopravviverà sono io. Lui non ha mai lasciato niente di scritto, si è sempre risparmiato per lavorare ed ha sempre vissuto il poco tempo libero come se il mondo potesse finire il giorno successivo: cercando di sapere più cose possibili. Andando in biblioteca a prendere in prestito grossi volumi di storia che alcuni ragazzi avevano sottolineato per fare qualche ricerca. E di quello che leggeva non ne ha mai parlato. Solo una volta ha detto qualcosa su Machiavelli ma poi si è interrotto girandosi verso lo schermo della televisione. Ed ha aggiunto malinconico: "ti ricordi quando abbiamo incontrato Valeria Marini?".

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