sabato 1 settembre 2007

'fanculo Bologna

Aspetti ancora qualche minuto, un ultimo sospiro. Poi giri la chiave e le valige stanche vibrano col motore. Puzza di olio bruciato. Ti ripeti che niente è per sempre. come una verità scoperta nei Baci Perugina. In bocca il sapore più amaro di un caffè. Controlli nell’orologio che le telecamere della città siano spente. Le gambe della zona a traffico limitato ti si aprono come un ponte levatoio. Morbidamente sfili per quella via di alcuni locali che conosci. Ci venivi tempo fa. C’è sempre la stessa gente tra poche ore la strada sarà ingombra di auto lasciate in doppia fila per una bevuta veloce. Potresti rimanere ancora un po’ ma non è il caso di abbandonarsi a facili nostalgie. La musica per radio ti aiuta. Una canzone ricorda le vacanze. Le rocce mangiate dal sole, lucide di sale. I vestiti appiccicati al costume bagnato. Quel bar scavato in una posizione incredibile. E tutte le foto ancora da riordinare. In fondo è bello partire. Per un po’ qualcuno parlerà di te arrivando alcuni giorni anche ad immaginarti. Domandandosi: “che farà?”
Eccoti dietro una scrivania incassata in un mobile vecchio di quelli che arredano le case in affitto. Dondolando su una sedia pericolante con un piatto sulle ginocchia, la forchetta in mano ed un libro e computer ad occupare lo spazio occupabile del tavolo. Dalla cucina suona, distorta dal corridoio, la radio deliberatamente dimenticata accesa. Rumori familiari. Il pavimento è coperto di jeans che vai ammucchiando meravigliandoti di averne tanti. Alcuni sono sfilacciati sul fondo dove li avevi arrotolati. C’è anche qualche maglietta più o meno sporca. Dovresti riordinare e sai non lo farai perché ti piace avere qualcosa da dover fare. Nell’aria l’eco di un incenso spento da giorni. Raccogli un boccone di cena con la forchetta avendo ben cura di non sporcarti. Probabilmente uscirai anche quella sera.
Mi passi accanto ma non ci notiamo. Io distratto dalle mie scarpe e tu dalla freccia a sinistra. Entri nella strada grande che, come le arterie sembra fatta per velocizzare il passaggio. È proprio così: questa è la strada più veloce per andarsene. Anche nelle ore di punta quando si intasa. Quando suonare il clacson è il solo modo per rilassarsi.
Ora non c’è molto traffico e passi veloce e il paesaggio è luminoso come appena lavato. Sterile come un tunnel. Da lontano tutto sembra più bello. Anche le puttane buttate come la pastura dei pescatori vicino all’autostrada. Quelle storie solo immaginate. Autocontrollo, morale.
Pensi a te meravigliandoti. Non l’hai fatto spesso ultimamente. Hai parlato discorsi non tuoi. Ripetendo il sentito dire, quello che bisogna dire. Hai mentito. Espresso certezza, gioia e un calore non tuo. Anche quella scelta di pochi mesi prima non è tua ora. Il libero arbitrio è una illusione. Passiamo la vita ad adeguarci alle aspettative della gente.
Accendi una sigaretta. Butti fuori tutto con un lungo soffio. La mano destra batte sul volante i quattro quarti di una canzone veloce. Acceleri e te ne freghi.
“’fanculo Bologna”.
Mi devi ancora una birra.

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