Perché ci incontriamo così? Con la settimana sulle spalle e
per sbaglio? Con gli impegni e le cose da fare? E facciamo quasi finta di non
conoscerci. E ci diciamo che ci troviamo piuttosto bene. E finisco per
guardarmi le scarpe che si muovono automaticamente. La stessa faccia incredula
dei genitori ai primi passi dei propri figli. Chissà se anche tu cammini
uguale, mi volterei però mi limito a stringere il telefono in tasca. Respirando
gli alcolici di gente che parla troppo forte per avere qualcosa da raccontare.
Fa quasi freddo ma non proprio. Si sta fuori dai locali troppo angusti ma con
le mani in tasca. E si sorride.
Carlo tiene banco, acclamato, fa l’imitazione del
portoghese. Le mani lungo i fianchi e la schiena un po’ gobba. La voce
graffiata e racconti di pesca in mare aperto. E bordelli. E azulejos.
Io recupero un’altra birra camminando lento verso il bar.