martedì 18 agosto 2009

il culo di Dante parla col mondo

Mattina presto con la ressa dei vecchietti che discutono davanti agli annunci mortuari. Con i netturbini che cancellano le sbavature della notte lasciando una strada irreale. Postatomica. Franco dietro al solito bancone controlla nuovamente sul giornale l’estrazione del lotto. Il portico fuori ha il corpo molle di una biscia. Sudato freddo e fuggevole. Nessuno studente ancora, qualche turista spaesato si guarda attorno senza capire bene come divincolarsi da via delle Lame. E tornare a casa.
Dante aspetta che il sole alla finestra lo costringa ad alzarsi. Smuoverlo nel caldo record della seconda metà di agosto.
Il ventilatore sul soffitto gira a velocità doppia da tutta la notte. I pensieri sono rallentati assieme al corpo scomposto in una posizione poco pubblicitaria. Materasso coperto da un lenzuolo troppo piccolo e giallo, boxer lisi e peli irriverenti sull’ombelico.
Solitudine mista all’ansia da prestazioni che impone il tempo libero. Troppo spazio e troppe poche cose immediate da fare. Distrazioni azzerate da un monitor televisivo impotente da un paio di settimane.
Dante non riesce a tenere gli occhi chiusi, ma rifiuta di alzarsi per il confronto con la sua frenesia. Con i piatti perfettamente puliti ed ordinati nel loro scaffale e il pavimento sterile preservativo. Con una lettura interrotta per superbia. Invidia.
A lato del letto c’è un comodino ingombro di attrezzi di tortura mentale. Settimana enigmistica, blocco degli appunti, cubo di rubik, edizione di Moby Dick regalata da Repubblica. Nel primo cassetto socchiuso si intravede una sigaretta. È in un pacchetto etichettato: “ULTIMO DESIDERIO”. Arte contemporanea utile solo ad accompagnare una scatola triste di preservativi inutilizzata e qualche malinconica compilation in cassetta.
Dante si rigira lasciando una impressione al sudore del suo profilo sul cuscino. I capelli incollati in fronte.
“Oggi è mercoledì” si dice immaginando una agenda vuota fatta di obblighi immaginari. Morali.
Recupera il cellulare dai pantaloni corti abbandonati ai piedi del letto.
Un attimo dopo i convenevoli Nokia di rito TIM lo informa che il credito rimanente è di 0 euro e 33 centesimi. Aggiornato alle ore 3 e 45 di mercoledì 19/08/2009.
L’ultima chiamata è verso un numero sconosciuto.
Respira incerto. Ormai è chiara la pulsione all’alzarsi da letto.
Il piede destro tocca un pavimento già caldo.
Lo specchio rimanda l’immagine sfuocata di Dante che si infila gli occhiali dalla montatura nera e pesante. Alla moda.
Cammina verso la cucina col telefono in mano. Incerto come il sesso delle rane.
I piedi lasciano una veloce ombra bagnata sulle piastrelle bianche.
Frigorifero.
Latte da mezzo litro aperto da 2 giorni.
Cereali di una sottomarca. Sapore di biglietto per l’autobus.
Frutta prossima alla decomposizione.
Musica lenta di poche auto.
Volti e corpi conosciuti che sorridono sul muro nei loro formati fotografici standard.
Mattia, Cristina, Stefania, Dante. Francesca, Marco e Dante. Dante e un cane. Dante con un cappello di paglia, pezzi di corpo catturati da uno sguercio autoscatto, un piatto di salsiccia e fagioli. Un gruppo con alcoolici generici in mano e sorrisi grotteschi. Carla.
“Non si pensa con la bocca piena” galleggiano i cereali in un latte in tempesta.
Applausi da sit com.
Sul cellulare suona un numero sconosciuto.
Qualche secondo. Il tempo di svuotare la bocca e scaldare il cervello.
Difficoltà ad intonarsi con una melodia sorda.

“Pronto?”
“allooo?” risponde il Nokia con voce forte e sottile. Lontana e bionda.
“…”

Svezia, Finlandia, Polonia, Germania, Romania, Latvia?

“alezok? isabesiletznat!”
“Eh?”

Danimarca?

“You cal-led yes-ter-day? You o-k?”

Film anni ottanta non doppiati: Terminator 2, Die Hard, Nove Settimane e Mezzo.

“Yes”
“Co-ol! You know me?”

Rispondi, rispondi, rispondi!

“…no”
“Wh-y you cal-led?”
“I called you?”
“Yesterday night!”

Distacco.

“Ah, sorry. -Pausa. Respiro- Wrong number”
“Ok. No worries”
“Bye”
Click.

Dante guarda ancora un attimo il telefono come una bomba disinnescata.
La schiena ancora più imperlata di sudore ora asciuga fredda.
Ancora una volta deve essersi seduto sul cellulare mettendo in comunicazione il suo culo con qualche anfratto di mondo.

“il mio culo ha più vita sociale di me!” raccontano gli occhi stretti e casalinghi di Dante al paesaggio dissoluto della colazione.

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