domenica 6 gennaio 2008

grasso

La doccia mi sveglia sempre 3 minuti dopo la sveglia polifonica del cellulare. Qualche volta apro gli occhi prima delle otto. Nella stanza c’è odore di sonno, che è un po’ quello degli avanzi della cena. Spesso ho l’alito pesante. Osservo la tonalità di blu dietro le tende. Cerco di ricordare un particolare che mi dia la certezza di aver puntato l’allarme del telefono. Non lo trovo mai e mi alzo a controllare. E la campanella è sempre sul display. Scuoto la testa e passo gli ultimi minuti di torpore sotto il piumino IKEA. La sveglia suona e mi lavo via lo sporco dei sogni (e le caccole gialle dagli occhi). Una volta ogni due giorni mi rado anche la barba. Raramente mi taglio ma uso una schiuma al mentolo e quando passo con la lametta pizzica un po’. Non credo che questo mi piaccia. Faccio colazione solo se la sera prima ho bevuto forte ed ho bisogno qualcosa per distrarre lo stomaco. Quando succede arrivo in ritardo a lavorare anche se guido più veloce.
Ed il capo mi dice.
“Un’altra bella signora da riaccompagnare a casa?” sorride dietro il solito bicchierino marrone in plastica da caffè istantaneo.
Non gli rispondo. Gli passo accanto annusandone la piccante colonia e striscio la mia carta magnetica nel lettore.
“DANTE STAGNI” scrive lo schermo verde. Lo leggo sempre con la stessa apprensione degli studenti davanti ai tabelloni con l’esito degli scrutini.
Poi inizio a lavorare.
Stacco per prendere un latte macchiato con Danilo verso le 10 e 45. Quando ritornano Sabrina e Patty dalla loro pausa. Non possiamo lasciare la postazione vuota. Nei nostri 5 minuti di pausa di solito Danilo parla dei suoi problemi con la moglie ed io ascolto. Quindi torniamo a lavorare sempre con la solita battuta.
“Dai, andiamo a diventare ricchi”.
Non so chi l’abbia detta prima. Se io o lui.
La nostra pausa pranzo è dalle 13 alle 13 e 45. Abbiamo una mensa interna e non dobbiamo pagare niente. Possiamo anche fare il bis. Non si mangia troppo male.
Il pomeriggio faccio un paio di chiamate con il telefono dell’ufficio. Una a mia madre ed una a Bangkok. Ho l’elenco che ha dimenticato Raj quando se n’è andato. Non ho ancora trovato qualcuno che parli la mia lingua. Ma tutti quelli che hanno un telefono sanno l’inglese. Hanno un accento orribile e non mi piace parlargli. Lavoro quindi fino alle 18. Fatto questo torno a casa. Il martedì mi fermo al supermercato e faccio la spesa. A volte esco dopo cena.
Ultimamente sto ingrassando: proprio come i capponi.