martedì 2 settembre 2008

Myspace

Dico a tutti di rifuggire la rete.
Non so come funzioni Facebook.
Non ho un Myspace.
Non ho il Microsoft Messenger che si apre automaticamente all’accensione del PC.
Però.
Controllo compulsivamente la mail ciccando ripetutamente sul tasto invia e ricevi.
Controllo la cartella che si riempie automaticamente di spam. Non si sa mai.
Spesso controllo su Google la fama dei miei conoscenti.
Nella ricerca per immagini di Google trovo sempre più della pornografia che mi serve. Non mi dispiace.
Perdo un sacco di tempo.
Ed ogni tanto scrivo un blog.
Ma non è sempre stato così.
C’è stato un giorno in cui mio padre mi comprò una bicicletta nuova. Rossa e con le marce che si incastravano. Roba d’altri tempi. Mountain bike la chiamavano. La verità è che era talmente pesante che si faceva il doppio della fatica ad andare sul piano. Ed il triplo ad andare in salita. Mi sono levato grosse soddisfazioni solo con le discese. Ero sempre il più veloce. In quei momenti Pippo mi invidiava con la sua BMX gialla. Tra la puzza del fango rappreso e polvere.
Eravamo sempre in competizione io e Pippo. Inevitabile per chi ha gli stessi gusti. Lottavamo per l’ultimo ghiacciolo alla menta, ci allenavamo a fare sorrisi sempre più ampi per la maestra di italiano. E spesso ci battevamo sporcando i vestiti d’erba senza farne nessun vincitore. E le nostre mamme si incazzavano. La mia proibiva la televisione dopo cena. Quella di Pippo non lo seppi mai.
L’orgoglio.
La sfida.
Quella che chiamano amicizia è in realtà una tacita tregua fatta di sottili affondi.
La mia festa di compleanno al McDonalds.
Pippo con i pattini a rotelle.
La collezione degli exogini.
La piramide degli exogini.
Il castello di Grey Skull.
La mia mountain bike rossa.
E poi niente.
Una estate a correre per il cemento cenere sollevando polvere e grilli spaventati. Le rane si provavano in evoluzioni verso l’acqua stagnante del fosso. Poche auto. Molto sole. Giallo e gravido come un brufolo maturo sulla fronte di un quindicenne. Pesante come la peperonata a mezzanotte. Macinavamo chilometri. In tondo. Come gli insetti sui lampioni. Non ci chiedevamo perché. Sapevamo che qualcosa sarebbe successo. Come in quei pomeriggi che viene da grandinare. Come le notti senza sonno. Come il bingo, forse.
E ci furono gare, e magliette sudate.
Poi finì l’estate. Ed io avevo un po’ di nostalgia. Specie quando incrociavo in cantina la mia rossa arrampicatrice. La scuola era normale. Il solito scorrere del tempo insipido come i pasti all’ospedale. Pippo lo incrociavo qualche volta e non parlava molto. Sembrava non gli importasse. Nemmeno quando annunciai di aver completato l’album delle figurine del calcio. Quelle con gli scudetti stampati su carta luccicante.
Roba da urlo.
Lui disse “ah”. E passò oltre. Affrettandosi verso casa.
Ed io lì con il mio album in mano. Con l’acido di un trionfo marcio in bocca. Sfogliando incredulo le pagine perfettamente riempite di adesivi. Avevo ordinato via posta le 3 figurine che mi mancavano. Le avevo pagate mille lire l’una. Da non credere.
E lui si allontanava un passo dopo l’altro.
Così.
Pippo compie gli anni il 27 agosto.
Quest’anno, come molte altre volte, me ne sono ricordato in ritardo. Chiamiamola vendetta.
Il 27 agosto 1989 alle ore 10 e 20 di mattina Pippo entrava in possesso di un Amiga 500. Era una domenica e ad Ozzano dell’Emilia pioveva. Si registrava una temperatura media di 23,4 gradi.
Pippo oggi è molto famoso in internet. Ha anche una pagina su myspace.

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