C’era la nebbia. Una impossibile nebbia invernale. Chissà perché. Il clima esterno ed il suo andavano di pari passo. Sincroni nell’insensatezza. Trascinati dagli eventi. Dall’entropia.
Si trovava a camminare sul marciapiede. Tempo libero, ore di libertà. Tutti i negozi erano ancora chiusi, c’era solo un assonnato barista che lambiccava con il lucchetto della serranda. Probabilmente inespressivo, insensibile: abituato.
Venne inghiottito dall’aria densa in pochi passi.
E l’ambiente vomitò lo sferragliare della serranda.
Poi basta.
Immaginò accendersi l’insegna al neon rosa e blu. La radio. La macchina del caffè. Una scatola di plastica contenente le paste del mattino. Avvenenti cornetti alla crema e insignificanti paste integrali al miele. Ed una sensazione di solitudine inghiottita come una medicina non poi troppo amara.
Erano passate le 6 del mattino.
Presto sarebbe iniziato ufficialmente il giorno. Quello incorniciato dai telegiornali ripetitivi. E dalle previsioni meteo.
E già: in effetti questa nebbia l’avevano prevista.
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1 commento:
La ringrazio per Blog intiresny
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