C’è una nebbia umida quasi piovosa, le tinte incerte da accenno di miopia e odore caldo di castagne.
C’è quella sensazione di eternità che spinge sulle ginocchia e che vomita pensieri che non ricordavo. Ci sono degli studenti che si lanciano delle patatine davanti ad un McDonald’s. Da quanto questa città è diventata così scontata? Da quanto Carlo non fa più una festa alla quale posso infilarmi a bere gratis dispensando le mie peggio battute? Da quant’è che ho questa sensazione di suicidio in concomitanza con la suoneria in crescendo della sveglia incastrata nel mio Nokia?
Mi guardo ancora un po’ attorno, le mani infilate in tasca più per moda che per effettiva necessità termica.
Poi, alla fine, mi ritrovo ancora una volta a bere una birra.
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1 commento:
"le mani infilate in tasca più per moda che per effettiva necessità termica"
questa è poesia del famoso metodo stanislaskY e utch
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