Mi sveglio con Eleonora appiccicata addosso. Anche stanotte la caldaia è andata in blocco e questo significa che in cucina accanto all’armadio con lo scolapiatti c’è un pulsante rosso illuminato da premere. Conto fino a dieci. Poi lo rifaccio ancora ed ancora. Spero di riaddormentarmi ma non riesco. I piedi freddi mi danno una sensazione di morte per congelamento che non riesco a scacciare. In questo Eleonora non interviene. Inspira ed espira con le labbra sottili appena aperte. La guardo. Dobbiamo sembrare carini come dei bambini che giocano ai genitori. Il fatto è che di Eleonora non mi importa molto. E poi non è questo il momento ed il luogo per discuterne. Ho un freddo ramificato che mi sta penetrando le vene che salgono per la gamba. Mi scosto con delicatezza e mi affretto alla caldaia coperto con una tuta sporca Adidas che recupero da una sedia ingombra di roba da lavare.
La caldaia si accende tossendo con i polmoni di un vecchio minatore. Tossisce ed io cerco di scaldarmi infilando le mani in tasca. Ormai non dormirò più.
Tornando in camera trovo un pacchetto griffato Feltrinelli che mi ha lasciato Dante prima di tornare a casa dalla sua ex. Mi fermo un attimo a leggere il biglietto scritto su un foglio qualsiasi. Sorrido e torno in camera.
Eleonora si è sdraiata su tutto il letto e non ho nessuna voglia di svegliarla. Ho invece quella fame da vuoto cosmico che lascia la birra nella pancia. Voglia di salato e insalubre. Affettati o panini caldi conditi con improbabili salse ai funghi. Avanzi di pizza da asporto gelosamente conservati in frigorifero. Tortellini alla panna e vino rosso. Antipasti misti per rovinarsi l’appetito. Eleonora intanto non si muove. Guardo i suoi capelli ricci secondo la moda del momento. Sorrido e me ne vado a fanculo.
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1 commento:
!!!
bello il menù salato e insalubre. ho ben presente quella voglia di qualcosa che sai non ti soddisferà!
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