Ed eccoci ad un altro mese senza niente da ricordare. Senza
appunti. Col sapore delle spugne nuove per strofinare le pentole che non si
sgrassano dell’Ikea. Ostinandosi a non comprare una lavastoviglie. Solo perché
sarebbe scomoda portarla su per questi quattro piani senza ascensore. Una torre
d’avorio e vetri taglienti. Un appartamento che ho avuto vivendo di rendita,
arredato come un negozio di pornografia intellettuale. Ho pure un giradischi.
Bè mi siedo su questa poltrona da 453 euro e mi ostino in un
compito che sento di dovermi imporre. Se non altro per dovere di cronaca. Per
lasciare un po’ di materiale ai miei biografi. Su di me voglio un tomo
biografico spesso tanto quanto quello di Steve Jobs ma senza fotografie e con
più colori. Basta con questo concreto bianco e nero. Voglio dei colori accesi.
Qualcosa che dia fastidio agli occhi almeno quanto le mie cateratte. E quindi
avanti, mi sforzo a riempire questa cartella di me stesso e mi sembra come
riavvolgere i calzetti in filo di scozia su se stessi. Attingo dall’attualità.
Da questo avvicendarsi nella mia vita di cerebrolese intellettualoidi: sono le
ultime che mi stanno ancora ad ascoltare. L’ultimo eco di luce di una stella
che non sapresti dire se ha mai brillato poi così tanto, abbagliato dal sole
come sei. Questione di punti di vista. Certo però che queste ventenni hanno
ancora un bel culo teso, ma quando aprono bocca sono una recensione della
pagina della cultura della Repubblica. Già, la pagina della cultura…
Vabbè, lasciamo perdere. Non vorrei perdere gli ultimi
affezionati. Quelli che ogni tanto si scomodano nel cuore della notte ad
inviarmi recensioni etiliche di quel libro che ho avuto la malaugurata idea di
lasciare pubblicare. Quella cazzo di accozzaglia delle cose più insignificanti
che mi potevano essere accadute. Il peggio che
poteva succedermi, il meglio lo tengo per me per il grande momento.
Quando mi sentirò pronto alla stesura finale di tutto. Il momento in cui gli
Dei recedono…
E sì, mi dico che c’ho sessantun’anni e sarebbe pure ora. Ho
avuto del tempo che Amy Winehouse c’avrebbe messo la firma. E non ne esce
niente. Come dal cazzo di un povero cristo operato di prostata davanti ad un
branco di lesbiche che si leccano a tutto andare. Come in una puntata di Jersey
Shore.
Quindi ho scritto questo ed ora non lo rileggo. Non ne ho
voglia.
Vado a dormire.
E al massimo mi faccio una sega.
1 commento:
Se sono riuscito a godermi questo pezzo con il mal di coglioni che mi ritrovo, credimi, deve essere proprio valido!
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