Non parlo francese. Mi sarebbe sempre piaciuto ma non l’ho
mai imparato. Ci ho anche provato acquistando un frasario della Lonely Planet
che odora ancora di nuovo. Mi piace la Francia perché è riuscita ad attrarre
Carla Bruni e a farla accoppiare con l’orsetto lavatore di Candy Candy. La
Francia è il paese dove si può bere birra sostenendo di fare economia. Dove una
bottiglia d’acqua costa come tutta la fonte Cerelia, Vergato compreso. Dove
anche Stefano Accorsi ha deciso di invecchiare. E per una volta sono d’accordo
con lui.
In Francia si sta bene, pochi cazzi.
E Bologna è una città sovraffollata.
Lo farei di mollare tutto e andarmene anche io a fare una
ammucchiata con Laetitia Casta nel magico mondo di Amélie. Giuro che mi
trasferirei senza un rimpianto anche domani.
Purtroppo però, come ho già detto, non conosco la lingua. E
mi fa rabbia sapere che c’è un sacco di gente che il francese lo sa. A Bologna
si legge Rimbaud in lingua originale direttamente dall’edizione francese. Senza
un attimo di esitazione. A Bologna si comprano i mobili alla Maison Du Monde e si
trovano escamotage per rimandare ancora di un giorno i propri improrogabili
impegni. A Bologna c’è pieno di generazioni rampanti e piene di grandi
potenzialità che passeggiano con una espressione incompleta che sente la
mancanza di un basco a completargli la faccia.
Ci andassero loro ad impestare la Francia e la smettessero
di occuparmi il parcheggio davanti all’ufficio con le loro cazzo di auto
ibride.
1 commento:
quando penso alla francia mi vengono in mente le tette di una mia amica palermitana... non ho mai capito il nesso
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