I
progetti erano ben diversi e questo te lo ricordi bene.
Poi la notte è
scesa veloce e scura come un abito di seta lasciandoti davanti la nuda
realtà.
Faceva freddo, un freddo asciutto
molto intimo e lei era bellissima. I suoi capelli danzavano leggeri nel
vento e il profumo della sua pelle si spargeva ovunque inebriando la
città che, nella penombra assopita del primo mattino, si teneva in
disparte discreta e delicata. Il silenzio era rotto solo dalle sue risa e
dai tuoi pensieri che correvano alla velocità della luce. Il vino che
per tutta la serata aveva addolcito e smussato ogni percezione della
realtà ora ve la restituiva lontana e ovattata. La bici volava per le
vie ancora deserte del quartiere facendo sobbalzare ad ogni asperità
dell’asfalto i suoi due splendidi seni sodi e freschi protesi verso la
luna. Poi davanti al portone malmesso di casa sua, mentre le prime luci
si affacciavano dagli appartartamenti assonnati il bacio tanto atteso
non è arrivato. In un attimo il mondo intero ti stava per crollare ai
piedi quando i suoi occhi dolci ti hanno trascinato su per le tre rampe
di scale spoglie fino all’ingresso dell’appartamento. Con un dito
davanti a quelle splendide labbra macchiate un pò di rosso, ha aperto la
porta e con le scarpe in mano ha affondato il buio tirandoti fino alla
sua camera. Profumo di rosa misto a incenso nell’aria e lei nella
penombra già nuda sul letto. Poi un vortice di emozioni ti avvolgeva con
gelide fiamme lasciandoti privo di fiato in balìa di brividi mentre
dentro alle viscere qualcosa si stava facendo largo inesorabilmente.
Poi tutto avreste dovuto vivere insieme fino a che morte lo avrebbe voluto.
E invece niente, ti ritrovi vivo e vegeto ma soprattutto solo se senza speranze proprio come Shackleton in Antartide.
La
mattina ti svegli e ti perdi nell’imensità del vuoto intorno a te. Una
distesa infinita e monotona di lenzuola dove potresti rotolarti per ore
senza correre il rischio di baciare la ceramica gelida del pavimento.
Lei
non c’è. Da tempo il cuscino bello gonfio ti lancia il solito sguardo crudele e
a denti stretti, malefico, ti sussurra “non è tornata...”. Ma la
rassegnazione non ti appartiene e ogni mattina, non vedendola al tuo fianco, un rinnovato stupore si
srotola sul tuo viso misto a tristezza. Tristezza che alle volte diventa rabbia, rabbia cieca e crudele. Il sangue ti bolle nelle vene e saresti capace di prendere il sole che ti irride alla finestra per immergerlo in una bacinella d'acqua.
Allora
chiami a rapporto tutte le forze a disposizione e ti alzi. Nudo come un
verme passo dopo passo arrivi al soggiorno e spalanchi la
portafinestra. Il pavimento del balcone è ghiaccio vivo. La pianta del
piede comincia a pizzicare per il fredddo e i peli si drizzano come
aculei. I timpani cercano invano di resistere alla chiassosa vitalità della città. Appoggi le mani alla balaustra scansando di pochi centimetri una
montagnetta secca di guano di piccione e a gran voce ti annunci al mondo con un
“fanculo a tutti, io resisto”. Poi il tram chiude le porte e riparte sferragliante.
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