La sensazione che senti si chiama distress. È tipico di chi
è stato appena licenziato. Tutti ne parlano male anche se non sanno bene di
cosa stanno parlando. A Bologna la gente si riempie la bocca di parole quasi
fosse mortadella. È divertente, si vestono bene e sono ostinati nel pagare la
birra €2,50. E parlare dei nonni che sono stati partigiani anche se in fondo
sanno che non è così. Perché ci inventiamo una identità purchessia, l’importante
è che vesta bene e che non abbia marchi di fabbrica troppo grossi ad
identificarci. E ci perdiamo nei soliti discorsi e soffochiamo uno sbadiglio. E
sorrisi, e sorrisi. Solo perché il dentista non lo paghiamo noi ma la nostra
assicurazione. Non voglio scendere nel dettaglio solo perché arriverei al
vostro stesso piano in cui la lungimiranza arriva a considerare le unghie
troppo lunghe del secondo dito del piede che soffre per le scarpe da footing
troppo piccole. E viene rimbalzato a destra e a manca senza una vera e propria
appartenenza. E ti suscita una simpatia viscerale e vorresti vomitare. Ma è
meglio che tu ti trattenga, in fondo hai tempo anche domani per queste cose.
Ah, Hitler non c’entra niente…
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