È successo tutto quando hai smesso di considerare il lavoro
un semplice mezzo per sopravvivere. Quando hai chiuso con le ripetizioni e le
frasi criptiche. Quando hai puntato tutto sull’immagine disprezzando il libero
arbitrio degli altri sensi. Hai comprato una confezione grande di profumo
pubblicizzata con foto in un bianco e nero evocativo e hai iniziato a camminare
più veloce. Crogiolandoti nell’urgenza. Leggendo solo le recensioni dei libri,
citando i ricordi degli altri. Recuperando citazioni da pranzi di lavoro.
E non sorridi.
Vorresti ammazzarti col vino stasera ma pensi che domani
devi svegliarti presto.
Controlli la mail direttamente dal telefono.
Fai i risciacqui con il Listerine.
Ti sorridi tangenziale allo specchio.
E non ti manca niente.
Manchi solo a me.
Alle serate improvvisate con troppi pochi soldi per
ubriacarsi per bene. Con la convinzione che i jeans si pulissero da soli.
Usando l’acqua di cottura al posto dell’olio per il soffritto che finiva sempre
nei momenti sbagliati. Collezionando le prime pagine del Manifesto con l’idea
di farci qualcosa di grande. E le porte di casa tua tappezzate delle cartoline
più improbabili. C’era pure quella di Bologna che avevi comprato nell’edicola
sotto le due torri. Su cui avevamo scritto una dedica appoggiati alle panchine
di Piazza Ravegnana.
C’era scritto: “…e a culo tutto il resto”