Hai detto a tutti che andavi a Barcellona. Sinceramente ti
sei vantato inserendo l’argomento appena c’era uno spazio nella discussione. Tutti
dimostravano quell’invidia di circostanza tipica degli sconosciuti. Quei commenti
fatti sull’onda di un entusiasmo sociale. E mani appoggiate sulle spalle quando
ci si stringe la mano.
Eccoti quindi ad aggiornare la tua pagina di Facebook, con
fotografie che sembrano rubate da momenti intensi ma che in realtà hai scelto
con criterio. La foto di una birra in quel pub che sembra uscito da un film di
Terry Gilliam, una fermata della metropolitana, la funicolare per il Montjuïc,
una cena ad un ristorante giapponese dove si mangia al bancone. E sorridi
oroglioso dei tuoi risultati mandando giù un’altra bottiglia di quella scatola
da 15 San Miguel che hai fatto arrampicare fino a camera tua. Ti guardi allo
specchio confrontandoti col protagonista del film che passano su Telecinco.
Rimani atterrito dalla stiratura approssimativa della tua camicia in confronto
alla sua. E ti guardi di profilo per considerare i benefici di un abbonamento
esclusivo ad una palestra che frequenti con l’ostinazione di chi ha un
frigorifero vuoto di vita e pieno di vizi con una impellente data di scadenza. E
provi a sorridere ma è plastica con l’odore del wasabi che non sei ancora
riuscito a lavarti via. E ti inventi qualche storia che racconterai al tuo
ritorno, qualche particolare che non era così ma che in qualche modo renderai
interessante. E tutte le canzoni che hai ascoltato tra un incontro e un altro
per sentirti meno inadatto. È la vita che tutti vogliamo. E poi in Spagna la
birra costa veramente poco.
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