Non ho niente da raccontare e soprattutto non ho nessun
progetto. Sara mi incrocia stasera e mi chiede: “Dante che fai di bello?”. Ed
io a guardarla e lei a guardarmi. Ed il tempo aiutato dal silenzio ad
imbarazzarmi.
Il problema è che non so sorridere, tutte le volte che
mostro i denti mi viene in mente il mio dentista che mi redarguisce. Lo fa con
in mano un libro rilegato che presenta tutte le malattie dell’apparato orale. C’è
odore di Listerine e la foto che mi atterrisce di più è quella di una bocca sfigurata
dalla porfiria.
Al mio dentista ho augurato ogni male, fumava molto e
puzzava di sigaro. Non sono stato mai molto bravo nelle associazioni di idee
quindi aiutatemi voi. Voi che con le associazioni siete bravi da prenderci una
laurea in semiotica. Voi che vi associate e fate tutti questi gruppi di esclusi
talmente perfetti e integrati con i social network da diventare così esclusivi
da escludere i più, facendovi sentire così bene e nel giusto che nemmeno
Gesùcristo.
Ma non è nemmeno di questo che volevo scrivere.
È che mi confondo, sto digerendo fondamentalmente e mi torna
in mente la faccia di Sara che è un personaggio immaginario. Anche se sa
benissimo di esistere e quindi afferma la sua identità in maniera talmente
convinta da farmi male. Sono le convinzioni che uccidono le relazioni. E
l’aspartame. Ed ultimamente lo trovo dappertutto a minacciarmi, peggio dei
lavori in corso sulla A22. Per questo ho smesso di comprare le caramelle al
bar. Ed ora Anselmo, il mio barista, non mi saluta neanche più. Suo figlio fa
il rappresentante per le Frisk. Lavora con partita IVA a provvigione. Si dice
agente monomandatario. Al mio bar di fiducia le Frisk costano 1,50€ anche se il
prezzo consigliato al pubblico è di 1€.
Il figlio di Anselmo si chiama Pietro ed è un nome
senz’altro azzeccato. Tipo quei nomi che ti presentano i caratteri più intimi e
insondabili del tuo interlocutore.
Pietro è una persona concreta, ottusa e affidabile. Se fosse
un elettrodomestico lo vedrei bene nei panni di una lavatrice tedesca. Pietro
potrebbe essere il mio migliore amico se non fosse per la questione delle
mentine. Tutta colpa di questo sporco lavoro, finisce per decidere per noi.
Spesso contro di noi. E quindi torniamo al mio dentista. All’odore di Listerine
ed ai risciacqui che sembrano fatti in una bocca costruita con la calce viva.
Senza quelle interminabili lezioni di igiene orale sorriderei con disinvoltura
ed ora Sara non starebbe facendo le valige per andarsene. Potrei ancora andarla
a trovare in quell’appartamento dal soffitto troppo basso per non starci
sdraiati assieme.
Al mio dentista auguro tutto l’aspartame del mondo.