Non so perché stasera mi sono ritrovato a mangiare delle
noci. Così, lontano dai pasti. Solo per allungare un po’ la serata. Perché volevo
parlare con un amico che era un po’ lontano ma non avevo voglia di riprendere
tutti i discorsi sospesi, quegli spaghetti di riso cinesi che non si riescono a
sbrogliare. Volevo ricominciare tutto. Lavare il tavolo con tutta la vodka che
abbiamo bevuto ed accendere tutte quelle sigarette che ci siamo sempre
rifiutati di fumare dietro alla birra. Ed iniziare dalle prime battute
inespresse che non sapevamo dove andavano a finire e che iniziavano ad avere
senso quando la barista ci sorrideva valutando il nostro potere d’acquisto e la
nostra determinata intenzione di acquistare. Cazzo, mi sarei potuto comprare
tutti i vitigni di Shiraz australiani per un altro sorriso. Ma ho dovuto
vomitare. Chissà come sarebbe finita sennò quella serata.
Ogni tanto quando ci incontriamo per caso io ed il mio amico
ci ricordiamo ancora qualcosa di quel momento e ci fermiamo un attimo e non
diciamo niente. Lo so che entrambi ci domandiamo che fine ha fatto quella
cameriera e perché è così sopravvalutato lo Shiraz australiano. E non può
essere tutta una questione di importazione. Ci dev’essere qualcos’altro,
qualcosa che non abbiamo capito quella sera e che ci è sfuggito per sempre ed
ha acquisito un senso per sforzarsi in un pensiero sbriciolando noci cercando
di inventarsi la prossima pagina della nostra vita.
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