Questo vino fa schifo.
E allora perché lo bevi?
Già, dovrei proprio rifiutarmi di bere questa brodaglia. Poi
da quando il vino bianco viene servito caldo?
Da quando il frigo è rotto.
E cazzo chiama qualcuno per aggiustarlo, e compra del vino
decente. Per la miseria.
Guarda che nessuno si è ancora lamentato.
Certo, guardati attorno. Che vuoi che ne capiscano questi?
Sono qui solo perché non saprebbero dove altrove essere.
E tu?
E io cosa?
E tu perché sei qui? Non ti piace la gente, il vino e poi
dici sempre che qui dentro c’è puzza di chiuso.
È vero.
Sarà, comunque rispondimi, perché sei qui?
Non sapevo dove altro andare.
Ah.
E si allontana trionfante a servire qualcun altro. La
guardo. Finisco il mio vino senza farmi troppo notare da altre facce come la
mia. Respiro quest’aria consumata che sa di cuoio, vino dimenticato aperto e
lunghe passeggiate guardando i piani alti dei palazzi. Alla fine del bicchiere
ho ancora sete e mi guardo attorno sfidandomi ad un rassicurante sorriso. Cerco
di ingannare me, il tempo e l’impatto del secondo in questi momenti sospesi in
cui non sembra esserci una ragione per la mia esistenza qui od altrove. E
nessun animale domestico che mi aspetta per essere portato fuori.
Poi arriva e mi riempie il bicchiere senza lasciarmi
parlare.
Mi sorride.
E mi basta questo per esistere e non andarmene mai più da
qui.
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