Vedo i giorni sorpassarmi da destra. Misuro la mia felicità
su quella degli altri e sono sinceramente felice solo quando mi rendo conto che
ce la passiamo tutti non troppo bene. Mi rendo conto che negli ultimi anni non
ho concluso niente. Mi sono limitato ad escludere la complessità ignorandola.
Ho smesso con gli sforzi di semplificazione, razionalizzazione e di
inseguimento del nuovo. Non sopporto più la data di scadenza sui testi
dell’università. Odio il progresso. Sono una persona con poco da dire e senza
nessuna voglia di ascoltare, inequivocabile sintomo di misoginia. Ho iniziato a
saltare la pausa pranzo. Sto dimagrendo e indosso più anni di quelli
anagrafici. E anche scrivere è diventato un peso perché tutto quello che posso
raccontare è inventato e falso. E non mi interessa. È un film che ricalca un
film, che ricalca un film, che ricalca un film tratto da un libro ispirato ad
una storia vera. E finisce sempre con lo stesso colpo di scena: niente.
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