C’era il sole. C’era il sole ma sentivo freddo. Un freddo primordiale
che sapeva molto di estinzione della specie. Era ora di pranzo ma avevo solo
voglia di fare colazione. Per radio una stupida canzone ottimista e idiota. No,
non sto parlando di Simone Cristicchi.
Quel giorno avevo un incontro importante, di quelli per cui
ci si prepara e ci si fa la barba con una precisione giapponese. Ci si liscia
con la mano la guancia ed il mento cercando imperfezioni. Si eliminano tutti i
peli in eccesso sugli zigomi con le pinzette. Ci si sente un po’ dentro una
pubblicità di Dolce e Gabbana ma senza la maglietta a righe, questione di
copyright. Avevo per l’occasione una camicia stirata alla perfezione. Non c’era
nemmeno la piega sulle maniche che fa molto centro commerciale. Indice di chi
la camicia le deve indossare con sforzo.
Comunque, abbottonando questa camicia, mi sentivo bene e
meno solo. Convinto quasi che in cucina assieme al pranzo mi aspettasse
Charlize Theron con una birra in mano. Invece c’erano solo i piatti della sera
prima da lavare. E quelli della sera prima ancora. Ed una maledetta mezza
bottiglia di vino rosso. Nel frigorifero si facevano coraggio quello che
avanzava del formaggio in offerta all’Esselunga, dei gamberetti albini in una
confezione di plastica trasparente e una mezza busta di rucola che ormai aspettava
da troppo tempo. Come trentenni bellissime hanno aspettato per troppi anni il
loro principe azzurro dietro ad un cocktail dal nome complicato. Che
sicuramente sa di fragola e di disillusione. Certe donne mi avrebbero pure
considerato con questa camicia ma nonostante tutto non mi ci sarei avvicinato.
Avrei sorriso alla barista e ordinato un bicchiere di vino. Senza inflessioni
della voce né battute per fare colpo. Non sono mai stato capace ad avere la
battuta pronta. E non ci riesco nemmeno mentre scrivo. Per questo non so
nemmeno come proseguire.
Potrei parlare di quella volta che i pinguini hanno sfidato
i conigli a chi scopava più in fretta. Giocavano in casa ed hanno vinto senza
problemi. Questo per dire che l’ambiente conta, anzi è fondamentale ed
imprescindibile. Quel giorno infatti non sono uscito con quella camicia perché
l’ho macchiata irrimediabilmente con un bicchiere di vino. Sono stato costretto
a ripiegare per uno degli insignificanti maglioni in tinta unita di Benetton
che ho comprato in offerta a 39 euro. E quel giorno è stato completamente
inutile. L’appuntamento importante non lo era più così tanto e tutto quello che
ha senso ricordare è solo quella splendida sensazione di camicia pulita e
stirata. Per un attimo è come se Charlize Theron nuda mi avesse offerto una
birra. Nonostante la mia celiachia.
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