Tutto quello che ha rappresentato ottobre per me sono i
vestiti stesi in casa che non si asciugano, le giornate che si accorciano al
punto di suicidarsi nell’esatto momento che esco dall’ufficio e lo sfumare
della frenesia che accompagnava settembre. A ottobre va bene non avere sogni e
rassegnarsi alla quotidianità. Sopravvivere mentre fuori dalla finestra le
foglie muoiono e i davanzali lentamente si spogliano dei vasi. Ottobre sa del
fuoco spento con una secchiata d’acqua fredda.
Ottobre è il vino rosso in bicchieri puliti alla meno peggio
che incorniciano un pomeriggio che confina con la notte. È il mercato che
chiude prima senza una ragione precisa lasciando la sua eco di confezioni rotte
e cartoni spaccati con le bocche spalancate a guardare su. Sono le auto con i
motori spenti che aspettano ad un passaggio a livello. È quella sensazione di incompiuto
che ci rimane nello stomaco dopo un incontro fortuito. È il nostro stupore nel
renderci conto che questi giorni di sughero bagnato finiscano così.
Però li lasciamo finire così.
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