Ho iniziato a scrivere questo racconto pensando a lei. Mi ci
sono messo con tutto l’impegno e la determinazione di cui ero capace
sforzandomi di immaginare qualcosa di imprescindibile e perfetto. Ero pronto a
scrivere il mio capolavoro. Glielo dovevo. Sarebbe stato l’unico modo per
rimanere assieme.
Sorrisi ed annusai l’aria stupida di quella cucina
pavimentata di piastrelle rotte.
Quella mattina mi sono seduto in quella tavola stretta di
legno vivo col computer acceso, un caffè bruciato e dei biscotti secchi. Era
presto e nell’alba cercavo quei momenti in cui rincasavamo tardi passando a
comprare i cornetti caldi dal fornaio. Camminavamo affianco e lei rideva come
in qualche foto che ho ancora. Il cielo sapeva di pioggia e di sole.
L’alba di quella mattina a casa non era la stessa. Mi
colpiva come lo stomaco vuoto. Era una merda. Per questo stavo scrivendo. Ero
convinto fosse l’unica soluzione. Mi illudevo che ci fosse ancora, una
soluzione. Non so perché ma mi sentivo uno di quei personaggi di Nick Hornby e
volevo solo rimettermi a dormire. Annullare tutto e cancellare l’ultimo anno e
mezzo. Solo che in certi momenti la razionalità cede il posto all’ostinazione
che si accompagna con una visione egocentrica del mondo. Quindi mi costringevo
ad iniziare questo racconto. Chiudevo gli occhi e li riaprivo di scatto quasi
folgorato. E guardavo i tasti del computer che non osavo premere. E la pagina
che non mi azzardavo a violentare. La prima pagina del mio capolavoro.
Rimasi a fissare lo schermo per qualche ora disperandomi,
affascinandomi, innalzandomi, illudendomi. Poi la batteria si era scaricata
annerendo lo schermo. Mi era dispiaciuto come un brutto voto a scuola. Ed era diventato
chiaro che non ci sarebbero state altre albe assieme a mangiare cornetti caldi
con i vestiti della sera prima. Né il suo sorriso.
Oggi ma non avendo niente più da perdere ho ripreso quella
pagina e qualche riga la sono riuscita a scrivere.
E poi mi è venuta la voglia incredibile di andare a comprare
uno di quei bagel che sfornano continuamente in Brick Lane. Con questa pioggia
fine che immagino appena dal vetro appannato della finestra.
Torno subito.
Nessun commento:
Posta un commento