L’autunno è stupendo. È la stagione perfetta per condividere
dei momenti dietro un bicchiere di vino e abbracciarsi con gli amici. Peccato che
quest’anno non c’è stato. E tu aspetti vedendo i giorni correre sul calendario
scanditi dalle domeniche del Tartufo Bianco a Savigno che continui a perderti.
E ti ripeti: “sarà per la prossima”.
E novembre finisce e tu sei sempre lo stesso. E i tuoi piani
diventano scale frananti e muri farraginosi con l’intonaco scollato. E quell’odore
della polvere che si solleva durante le restrutturazioni. Quando, con gli
operai in casa, ti illudi di avere un sacco di impegni e cose da fare. Ed è un’illusione
come il corso di inglese a cui ti sei iscritto, e l’abbonamento a Sky.
Ti guardi attorno e sono i muri che conosci e che hai paura
di violentare appendendo qualcosa.
E poi cosa?
C’è stato un momento in cui pensavi di aver capito tutto,
quando gli occhiali da sole non ti sarebbero serviti né per coprire le occhiaie
né lo sguardo vuoto che accompagna le facce in ufficio. E le strette di mano
pianificate a tavolino. E respirare piombo, solo per cercare di darsi un tono.
Parlare di Pasolini.
E perché no?
Avere un libro aperto appoggiato sul comodino. Quasi fosse
dimenticato lì. Quasi a qualcuno interessasse.
E poi spendere soldi a caso.
Bere.
Respirare.
Convincerti che riesci veramente a farti del male.
A spendere tutto lo stipendio prima della fine del mese.
Ma per cosa poi?
A Stefania non interessa. Lei continua a ridere e non ti
scrive più. E non sai nemmeno che stia facendo ora, e non azzardi a chiederlo. Non
vorresti tornare indietro, o forse è così?
Il fatto è che ha iniziato a far freddo davvero e non hai un
cazzo di voglia di accendere il riscaldamento.
Maledetto inverno.