Spesso penso “se vivessi solo probabilmente scriverei di più”, poi un attimo dopo ci ripenso e aggiungo “no, probabilmente berrei solo di più!”.
Stamattina ho schivato d’un pelo il 20 mentre distrattamente attraversavo via Irnerio e, oggi pomeriggio, l’idea di andare a tagliarmi i capelli; per la seconda ho avuto meno successo. In testa mi ritrovo ancor meno capelli del solito e quando incrocio la mia immagine riflessa nelle vetrine dei negozi tendo a voltarmi per vedere se rispecchia qualcuno alle mie spalle. Non mi accetto con questo taglio, ma so anche che, fortunatamente, si tratta del fisiologico periodo di adattamente alla mia nuova acconciatura: di solito mi bastano solo tre giorni per dimenticare la mia vecchia fisionomia ed abituarmi alla nuova. Il fatto è che probabilmente questo nuovo look evidenzia le forme del mio naso. Ora, sembra sporgersi ancora più pericolosamente di quanto già non facesse ieri e la fronte scoperta mette in bella mostra, come fanno i reduci con le medaglie e le mostrine, le due cicatrici che la distinguono dalle altre.
Il caffè del bar all’angolo stamattina era disgustoso e per il resto della giornata non sono riuscito a fare altro se non continuare a ripensarci. Per parecchio tempo, ho continuato mentalmente a cercare il motivo di quel terribile gusto. “L’orario era lo stesso di tutti i giorni, circa le otto e quaranta”, mi dicevo. “Il barista era Franco”, che da qualche tempo, a forza di vedermi, appena metto piedo nel bar, mi prepara il caffè senza che gli debba dire nulla. Forse è convinto che questo mi possa far piacere. La settimana scorsa avrei bevuto volentieri una spremuta ma non ho fatto in tempo ad ordinarla. “Lo zucchero era il solito, quello di canna, mezza bustina”. “L’ho mescolato con i soliti quattro ampi giri di cucchiaino”. “Ho atteso il tempo necessario perchè lo zucchero si sciogliesse”, dunque “l’ho bevuto in un unico lungo sorso”. Risultato: stamattina quel caffè faceva schifo.
Ormai è primavera anche se siamo solo al 15 di febbraio. I ciliegi sono in fiore, le rondini sono già tornate e cominciano le manifestazioni nelle piazze. Siamo a pieno titolo in primavera.
Ieri era San Valentino e l’ho festeggiato come si deve. Sono passato a prenderla e fortunatamente c’era ancora. L’ho portata a cena e le ho dato le rose, tre, rosse. Poi, dopo due passi in centro, siamo saliti a casa mia dove abbiamo dato sfogo alle nostre voglie; probabilmente più mie, ma non fa differenza. Lei mi ha chiesto se gentilmente potevo riaccompagnarla. “Tutto sommato te lo sei meritata!”, le ho detto con un mezzo sorriso stampato sulla bocca e, allungandole un foglio da 50€, l’ho riportata sui viali.
Non sono un tipo molto sentimentale, anche se alle volte lo posso sembrare, e soprattutto non sopporto tanto le osservazioni quanto i rifiuti. I rifiuti puzzano.
Le tende che ho comprato la settimana scorsa, gialle di misto lino, da mettere alla porta a vetri che da sul corridoio, non le ho ancora appese. Gli specchi dell’Ikea invece, a fatica, hanno già conquistato il loro pezzo di parete. Li volevo sopra il letto e li ho attaccati di fianco all’armadio. L’armadio è lontano dal letto. Spesso mi succede di volere qualcosa e di finire per farne un’altra. Era dicembre e volevo farmi una scrivania in legno. Sono andato a fare ripetuti sopralluoghi in negozi di arredo per studiarne i vari modelli. Amo il bricolage ed il fai da te, soprattutto quando fuori fa freddo e da quando ho finito il puzzle de "la casa gialla" di Van Gogh. Ho individuato il modello che credevo facesse al caso mio, mi sono fatto uno schizzo e sono andato a prendere il legno di abete, qualche squadretta e viti a volontà al Briko Center. Con quel carico di legno nel baule del mio Doblò rosso, sono tornato a casa soddisfatto come Wellington dopo Waterloo o come lo sarebbe stato l'ammiraglio Nelson dopo Trafalgar, se solo ne avesse avuto il tempo. Napoleone invece, mi è sempre stato un pò sulle palle!
Lungo la strada del ritorno ho visto, in un bel giardino, una fantastica cuccia per cani in legno. Il tetto spiovente con scaglie di arenaria sopra, i decori all’ingresso, i paraspigoli e tutto il resto. Una volta arrivato a casa ho scaricato la ex foresta dal baule ed in una settimana ho costruito una bellissima cuccia. Non avevo il cane, così ho dovuto prenderne uno. Chiaramente ho anche dovuto comprarmi la scrivania.
Oggi volevo scrivere un bel pezzo, ero ispirato e mi sembrava di essere sulla buona strada, poi alla fine, mi sono perso, ho ceduto alla tentazione di divagare ed ancora una volta quello che volevo fare non è stato quello che ho fatto.
giovedì 22 febbraio 2007
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