giovedì 31 maggio 2012

Una fotografia


Quello che gli rimane di lei è un numero di telefono disattivato ed una foto copiata dal computer una sera a casa sua. Erano su quel divano letto sempre aperto e non si preoccupavano del caldo dell’ultimo piano. Guardavano disattenti un film. L’odore di estate passava dai rumori delle finestre che si aprivano, dal vociare nella via sottostante e dalla birra che si scaldava su un tavolo fragile piegato sotto i piatti sporchi della cena. Avevano mangiato ravioli ai funghi e avevano dimenticato il sugo. E a nessuno era importato. Parlavano che non serviva nemmeno la radio accesa ed il telefono non era preso in alcuna considerazione. Del film che avevano provato a guardare ora non ricorda più nulla.
Quella notte lei aveva le mutande rosse come se fosse San Silvestro e lui aveva sorriso risalendo sulla pancia nervosa che non smetteva di sussultare.
Si erano parlati con parole vuote. Funzionali al momento. A riappropriarsi per un attimo della loro identità.
E poi basta.
Il silenzio di due adulti troppo giovani e pieni di pagine di libri che avrebbero voluto aver scritto.
Guardavano il soffitto e lei si chiedeva se una sigaretta avrebbe rovinato quel momento.
Lui stranamente voleva solo rimanere lì con la schiena che gli sudava su quel lenzuolo fatto dei loro vestiti.
Erano rimasti così un po’.
Ma non abbastanza per una fotografia assieme.

lunedì 14 maggio 2012

21.52


Non riesco a scollarmi troppo dalla realtà. Elisa cantava ed ho spento la televisione. Dopo la canzone, dopo la certezza che quel vestito non era solo velatamente casto. Impenetrabile. Come portare fuori a cena una ragazza affetta di vaginismo. Una cena di quelle dense di doppi sensi. Con quelle frasi lasciate in sospeso e con quel vino bianco che continui a versarle infilando il pollice nel culo della bottiglia. Allusivo. Cene dove ti alzi per andare in bagno e con sguardo complice chiedi al cameriere con un accento dell’est il conto. E lui te lo fa. E non sorride. E non sai perché non ti sorprende. Il lupus in fabula è la questione del vaginismo. E l’imbarazzo di sembrare sincero nel dire: “non importa”. Pensando agli spaghetti allo scoglio da 25 euro. E a quel profumo di Tommy Hilfiger che ti sei comperato nel pomeriggio. Ma vabbè. Volevo parlare di altro. Quindi punto.
E a capo.
Volevo parlare di una cosa che mi sono dimenticato.
Quindi riaccendo la televisione sperando succeda qualcosa sul limite della fascia protetta.
Non è che poi Elisa mi faccia impazzire.
È decisamente meglio Scarlett Johansson. Tra l’altro pure lei canta, lo so perché wikipedia lo sa. Poteva invitare lei al suo programma Fazio. Sicuramente si sarebbe vestita più trasparente. E gli ascolti si sarebbero impennati. Ed io non avrei spento la televisione. Al massimo avrei cambiato canale. Ma solo durante la pubblicità. Perché quelle le fa George Clooney. E non scrivo altro.
La parola pederasta è decisamente scollegata con l’ultima frase.