giovedì 4 luglio 2013

Ring of fire

Finisco l’ultima forchettata di spaghetti e butto giù un sorso di tiepida Tennent’s Super.
Domani lascio la mia ragazza. Dopo tre anni di convivenza non ha ancora capito che nella carbonara ci va la cipolla e che non bevo birre doppio malto tiepide dai tempi dell’Irish.
Al parco della Luna è una splendida giornata di sole con un cielo terso molto anni ‘80 ma senza aquiloni. Černobyl' è ancora un posto remoto che nessuno conosce. Una brezza fresca mi rizza i peli delle braccia come solo l’amore riusciva a fare le prime volte che uscivo con Larissa prima che diventasse la mia ragazza. Con una lattina di birra mezza vuota in mano, avvolto in una coperta di pensieri, sono incantato a guardare due cani impegnati in un complicato accoppiamento. La femmina ringhia al maschio e sembra volerlo rifiutare mentre lui, in preda ad una tempesta ormonale, si lancia arrembante sul suo didietro. La vuole al punto da averla vinta dopo pochi tentativi. Sposto il peso sulla gamba destra e mi domando se questo possa essere ritenuto stupro. Una sigaretta mi avrebbe schiarito i pensieri ma non fumo. E mi ritrovo a pensare semplicemente che non spetti a me giudicarli. Dopotutto, è più importante l’azione o la motivazione che sottende all’azione? Mi sto perdendo ma provo ad andare avanti. Anch’io agli occhi degli altri compio azioni lodevoli. Quando guido sono molto attento ai pedoni e mi fermo sempre per far attraversare la strada. Questo gesto sono certo mi renda onore ai loro occhi anche se in realtà io lo faccio per un motivo molto meno nobile. Lo faccio solo per potermi gustare meglio il culo delle ragazze mentre attraversano. Se questo trasparisse, sono convinto mi additerebbero come depravato e verrei messo alla pubblica gogna. Quindi ci rinuncio e rischio lo strabismo accompagnando con lo sguardo i due cani separarsi e andarsene via ciascuno per la propria strada.
Deluso ritorno sui miei passi mentre Dylan mi canta Like a rolling stones. Adesso vorrei essere al volante di una Pontiac Star Chief Catalina Coupe Custom del 1955 e divorare miglia su miglia lungo la Route 66 perchè tanto la benzina costa solo 0,964 Dollari al gallone. Poi rifletto sul fatto che io di auto non ci ho mai capito un cazzo e quindi una fiammante Pontiac Star Chief Catalina Coupe Custom del 1955 sarebbe sprecata sotto il mio culo anche nei sogni. Così mi ritrovo ora a gironzolare per Milwaukee prima di dirigermi a piedi verso S.t Louis.
Torno alla realtà e butto lo sguardo oltre il primo filare di Pioppi fino a schiantarlo contro una copia meglio riuscita, ma non per questo decorosa, delle Vele di Scampia. Mi sento meglio quando penso a qualcuno che sta peggio di me. Per fortuna ce ne sono tanti.
Da vero anticonformista butto la lattina nel cestino e mi avvicino al cappello di paglia di Beck’s Man. Gli allungo due pezzi da un Euro e senza nemmeno guardarmi, con una maestria d’altri tempi, fa saltare il tappo di una Beck’s nel laghetto prima di porgermela.
In testa una colonna di pensieri sgasa impaziente aspettando che il semaforo diventi verde. Penso alla vasca da bagno che devo smaltare, al pezzo che devo scrivere, alla bici da riparare, al gatto da far castrare, al lavoro da cercare, alle parole migliori per lasciare la mia ragazza e con chi andare al concerto di Iggy Pop; fossi in lui mi sarei tenuto James Newell Osterberg Jr. Han detto che dovrebbe schiattare a breve quindi non posso portarci una qualsiasi solo per una botta e tanti saluti. Devo portarci la tipa giusta. Quella che per tutta la vita, ascoltando The passenger, si ricorderà di me e di quella fantastica nottata trascorsa a bere birra, filosofare sull’infinito persi tra le stelle e finire a far l’amore sull’erba umida di un giardino condominiale giurandoci amore eterno.
Mi vibra il cellulare in tasca e Johnny Cash attacca con Ring of fire. Adoro quella canzone. Ne ascolto un buon minuto e mezzo poi, di colpo, si interrompe. Avrei voluto ascoltarla tutta.
Era Larissa, la mia ragazza.
Non faccio in tempo a riordinare i pensieri che Johnny Cash ricomincia. E’ ancora lei, insiste. Decido che la ascolterò una volta arrivato a casa e rispondo.
Ciao principessa. Scusa, non avevo sentito il telefono. No, tutto ok. Senti, cosa ne dici sabato di andare al concerto di Iggy Pop?