Vorrei essere un professionista. Non so un neurochirurgo magari. Roba che ti da una ottima scusa per bere qualcosa di forte a casa da solo. Oppure in un bar dai prezzi arroganti dove il resto è mancia. Non importa che paghi con una banconota da 20 o da 200 euro. Così. Invece ho un lavoro nella media e sono abbastanza incapace da rivolgermi al Genius Bar per impostare l’email sul mio iPhone. Occhei, mi sentivo pure abbastanza solo. Quei 15 minuti di compagnia mi sono costati €699. Ora controllo la mail ed è sempre vuota. E cammino sperando venga abbastanza più freddo da coprirmi con una giacca e farmi sentire meno unico. Non pensavo che Bologna potesse essere così granitica. Sarà che non mi piace il calcio e sinceramente non ci tengo nemmeno un po’ ad iscrivermi in palestra con un abbonamento annuale che frequenterei con la stessa costanza con cui mi impongo di eliminare i carboidrati. Eppure sono gli argomenti più toccati al bar. Poi c’è chi fa il simpatico con la barista, solitamente hanno davanti un caffè ed una sambuca. E sono le 7 del mattino. E la giornata inizia così: tagliato fuori dagli operai del turno di notte che se ne vanno a letto e dagli agenti immobiliari che si spalleggiano imbustati nei vestiti smessi dei loro genitori. Ed io seduto al tavolo leggo il Resto del Carlino con attenzione, sperando qualche accenno ad una emergenza Antrace. Magari potrei salvare il mondo. Allora sì che potrei ubriacarmi solo a casa in santa pace.
mercoledì 11 settembre 2013
lunedì 2 settembre 2013
Quando rimani spiazzato dal palinsesto di DMAX
Ci sono un sacco di modi per farsela passare. Puoi andare a correre fino a che l’odore del tuo stesso sudore ti ricordi di essere ancora vivo. Puoi fare un giro con l’auto di tuo padre. Puoi organizzare un aperitivo con quei pochi amici con cui non sei costretto a parlare di calcio. Puoi iniziare a bere e fermarti solo quando ti sei dimenticato la ragione per cui avevi cominciato. Puoi allungare una bottiglia di Brunello di Montalcino con della Coca Cola. Ti puoi fermare in prossimità delle strisce pedonali per far passare un vecchio che sembrava aspettare da sempre. Puoi perderti nell’inutilità di un Apple Store. Puoi consumare. Spendere l’affitto e quello che resta del tuo stipendio. Ritrovarti a mezzanotte alla Feltrinelli di via dei Mille. Smettere o cominciare a fumare. Guardarti allo specchio e considerare che il tempo sembra proprio non passare. Essere felice di avere appena la tua età e tutta la vita davanti. Trovare le conferme in Fight Club. Ascoltare criticamente gli Smiths. Passeggiare. Stupirti che l’autobus continui ad aspettarti sempre agli stessi orari. Pensare che magari Parsons aveva ragione e non c’è tanto da preoccuparsi. Impegnarti di più nel lavoro fino a diventare Calvinista. O semplicemente scrivere qualche riga aspettando che su DMAX incominci un nuovo episodio di Man Vs. Food.
martedì 27 agosto 2013
“per me un caffè, anche per te?”
“mmh”
“allora che mi racconti?”
“niente di che, solite robe, la città si riempie e mi tocca riprendere a lavorare”
“che vita di merda”
“già”
“già”
“e stefania come sta?”
“mah, bene. si è iscritta a yoga”
“oddio, che hai combinato?”
“niente, perchè?”
“bè, sai lo yoga no?”
“no, perchè”
“quello che si dice è che se la tua morosa è frustrata si iscrive a yoga”
“sarà frustrata”
“sarà colpa tua”
“non ho fatto niente, mi sono pure ricordato dell’anniversario e l’ho portata al mare a mangiare il pesce”
“un signore”
“lo puoi dire”
“forse hai ragione, quella dello yoga è una stronzata. però mi raccomando attento al pilates”
“e perchè”
“se si iscrive a pilates si rassoda il culo per qualcun’altro”
“sicuro?”
“sicuro, una volta sono uscito con una che aveva un culo talmente sodo che potevi inciderlo con lo scalpello. ci siamo frequentati un po’, usciva da una storia complicata e poi è successo che quando mi ha detto di amarmi e volere solo me quel culo amazzone era un vago ricordo”
“cazzo”
“già”
martedì 20 agosto 2013
Ho sempre paura di perdere tempo. Per questo non ho mai giocato a calcio e non ho mai posseduto una Playstation. Valuto qualsiasi attività in funzione del risultato che posso ottenere. Per questo fino ad oggi non ho combinato niente. Mi sono imbarcato in mille progetti poi, vedendo il risultato allontanarsi o non essendone più così attratto, ho mollato tutto. Le uniche soddisfazioni le ottengo in cucina dove completare una ricetta diventa una questione di sopravvivenza. Ho letto un sacco di trattati sull’incapacità di portare a termine un progetto, ho la casa piena di quei libri rilegati in giallo con tutorial per qualsiasi cosa “per negati”. Così chiunque entra in casa mia mi considera un perfetto incapace. Almeno nessuno mi ha mai chiesto aiuto per montare un mobile Ikea od installare un PC. E questo credo sia un bene. Ho quindi tutto questo tempo libero che impiego nei modi più disparati. Tipo questo.
martedì 13 agosto 2013
Stelle cadenti, lapilli e lava
La notte di San Lorenzo ero distratto e non ho guardato il cielo. Non riesco a trovare una scusa che non mi faccia sentire in colpa per tutti quei desideri inespressi. Non credo che riuscirò ad aspettare un altro anno e quindi mi agito in casa ripromettendomi di prendere in mano la mia vita. Domani, domani sarà tutto più semplice e non avrò bisogno di un aiuto divino, un desiderio da esprimere. Domani io con la mia concretezza realizzerò da solo i miei sogni. Ora però vorrei un caffè e Bologna sembra inghiottita da un fungo atomico, un silenzio irreale interrotto da qualche televisione dimenticata accesa. I bar con cartelli improvvisati mi augurano buone ferie. E continuo a trascinarmi fino a piazza Azzarita senza molta convinzione. I pochi passanti che incrocio sembrano in strada per errore, hanno la faccia dell’attore che non ricorda una battuta e rimane con la bocca mezza aperta meravigliandosi che non ne escano le parole provate e riprovate. Qualcuno dice: “Buongiorno” come quando ci si incontra per boschi. Non mi azzardo a chiedere se c’è un bar aperto nei dintorni. Ho paura della loro faccia delusa nel caso mi dovessero rispondere di no. C’è questo senso di solidarietà tra i pochi che vivono la città d’estate. Lei invece è in Grecia e mi scrive a singhiozzo solo perchè si sente in dovere di farlo. Lo so perchè sono gli stessi messaggi che è capitato di scrivere anche a me. SMS chirurgici: “Ciao, qui è una giornata splendida anche se mi manchi. Bacio.” Non c’è nessun richiamo a noi in quelle poche parole, sono riutilizzabili. Ogni volta che li leggo mi sento più lontano ed immagino scene apocalittiche in cui nemmeno Bruce Willis può salvare la Grecia. E Stefania, un attimo prima di esplodere si pente di essere partita senza di me. Mi giura amore eterno tra lapilli e lava. Poi esplode e una tetta passa davanti alla telecamera come in un film splatter americano. Tutto questo mi fa sentire meglio. Era questo il mio desiderio per San Lorenzo, ma purtroppo non ho guardato il cielo impegnato com’ero a svuotare il bicchiere dalla birra fresca con una mano immersa in un pacchetto di patatine aromatizzate all’aceto balsamico.
giovedì 4 luglio 2013
Ring of fire
Finisco l’ultima forchettata di spaghetti e butto giù un sorso di tiepida Tennent’s Super.
Domani lascio la mia ragazza. Dopo tre anni di convivenza non ha ancora capito che nella carbonara ci va la cipolla e che non bevo birre doppio malto tiepide dai tempi dell’Irish.
Al parco della Luna è una splendida giornata di sole con un cielo terso molto anni ‘80 ma senza aquiloni. Černobyl' è ancora un posto remoto che nessuno conosce. Una brezza fresca mi rizza i peli delle braccia come solo l’amore riusciva a fare le prime volte che uscivo con Larissa prima che diventasse la mia ragazza. Con una lattina di birra mezza vuota in mano, avvolto in una coperta di pensieri, sono incantato a guardare due cani impegnati in un complicato accoppiamento. La femmina ringhia al maschio e sembra volerlo rifiutare mentre lui, in preda ad una tempesta ormonale, si lancia arrembante sul suo didietro. La vuole al punto da averla vinta dopo pochi tentativi. Sposto il peso sulla gamba destra e mi domando se questo possa essere ritenuto stupro. Una sigaretta mi avrebbe schiarito i pensieri ma non fumo. E mi ritrovo a pensare semplicemente che non spetti a me giudicarli. Dopotutto, è più importante l’azione o la motivazione che sottende all’azione? Mi sto perdendo ma provo ad andare avanti. Anch’io agli occhi degli altri compio azioni lodevoli. Quando guido sono molto attento ai pedoni e mi fermo sempre per far attraversare la strada. Questo gesto sono certo mi renda onore ai loro occhi anche se in realtà io lo faccio per un motivo molto meno nobile. Lo faccio solo per potermi gustare meglio il culo delle ragazze mentre attraversano. Se questo trasparisse, sono convinto mi additerebbero come depravato e verrei messo alla pubblica gogna. Quindi ci rinuncio e rischio lo strabismo accompagnando con lo sguardo i due cani separarsi e andarsene via ciascuno per la propria strada.
Deluso ritorno sui miei passi mentre Dylan mi canta Like a rolling stones. Adesso vorrei essere al volante di una Pontiac Star Chief Catalina Coupe Custom del 1955 e divorare miglia su miglia lungo la Route 66 perchè tanto la benzina costa solo 0,964 Dollari al gallone. Poi rifletto sul fatto che io di auto non ci ho mai capito un cazzo e quindi una fiammante Pontiac Star Chief Catalina Coupe Custom del 1955 sarebbe sprecata sotto il mio culo anche nei sogni. Così mi ritrovo ora a gironzolare per Milwaukee prima di dirigermi a piedi verso S.t Louis.
Torno alla realtà e butto lo sguardo oltre il primo filare di Pioppi fino a schiantarlo contro una copia meglio riuscita, ma non per questo decorosa, delle Vele di Scampia. Mi sento meglio quando penso a qualcuno che sta peggio di me. Per fortuna ce ne sono tanti.
Da vero anticonformista butto la lattina nel cestino e mi avvicino al cappello di paglia di Beck’s Man. Gli allungo due pezzi da un Euro e senza nemmeno guardarmi, con una maestria d’altri tempi, fa saltare il tappo di una Beck’s nel laghetto prima di porgermela.
In testa una colonna di pensieri sgasa impaziente aspettando che il semaforo diventi verde. Penso alla vasca da bagno che devo smaltare, al pezzo che devo scrivere, alla bici da riparare, al gatto da far castrare, al lavoro da cercare, alle parole migliori per lasciare la mia ragazza e con chi andare al concerto di Iggy Pop; fossi in lui mi sarei tenuto James Newell Osterberg Jr. Han detto che dovrebbe schiattare a breve quindi non posso portarci una qualsiasi solo per una botta e tanti saluti. Devo portarci la tipa giusta. Quella che per tutta la vita, ascoltando The passenger, si ricorderà di me e di quella fantastica nottata trascorsa a bere birra, filosofare sull’infinito persi tra le stelle e finire a far l’amore sull’erba umida di un giardino condominiale giurandoci amore eterno.
Mi vibra il cellulare in tasca e Johnny Cash attacca con Ring of fire. Adoro quella canzone. Ne ascolto un buon minuto e mezzo poi, di colpo, si interrompe. Avrei voluto ascoltarla tutta.
Era Larissa, la mia ragazza.
Non faccio in tempo a riordinare i pensieri che Johnny Cash ricomincia. E’ ancora lei, insiste. Decido che la ascolterò una volta arrivato a casa e rispondo.
Ciao principessa. Scusa, non avevo sentito il telefono. No, tutto ok. Senti, cosa ne dici sabato di andare al concerto di Iggy Pop?
Domani lascio la mia ragazza. Dopo tre anni di convivenza non ha ancora capito che nella carbonara ci va la cipolla e che non bevo birre doppio malto tiepide dai tempi dell’Irish.
Al parco della Luna è una splendida giornata di sole con un cielo terso molto anni ‘80 ma senza aquiloni. Černobyl' è ancora un posto remoto che nessuno conosce. Una brezza fresca mi rizza i peli delle braccia come solo l’amore riusciva a fare le prime volte che uscivo con Larissa prima che diventasse la mia ragazza. Con una lattina di birra mezza vuota in mano, avvolto in una coperta di pensieri, sono incantato a guardare due cani impegnati in un complicato accoppiamento. La femmina ringhia al maschio e sembra volerlo rifiutare mentre lui, in preda ad una tempesta ormonale, si lancia arrembante sul suo didietro. La vuole al punto da averla vinta dopo pochi tentativi. Sposto il peso sulla gamba destra e mi domando se questo possa essere ritenuto stupro. Una sigaretta mi avrebbe schiarito i pensieri ma non fumo. E mi ritrovo a pensare semplicemente che non spetti a me giudicarli. Dopotutto, è più importante l’azione o la motivazione che sottende all’azione? Mi sto perdendo ma provo ad andare avanti. Anch’io agli occhi degli altri compio azioni lodevoli. Quando guido sono molto attento ai pedoni e mi fermo sempre per far attraversare la strada. Questo gesto sono certo mi renda onore ai loro occhi anche se in realtà io lo faccio per un motivo molto meno nobile. Lo faccio solo per potermi gustare meglio il culo delle ragazze mentre attraversano. Se questo trasparisse, sono convinto mi additerebbero come depravato e verrei messo alla pubblica gogna. Quindi ci rinuncio e rischio lo strabismo accompagnando con lo sguardo i due cani separarsi e andarsene via ciascuno per la propria strada.
Deluso ritorno sui miei passi mentre Dylan mi canta Like a rolling stones. Adesso vorrei essere al volante di una Pontiac Star Chief Catalina Coupe Custom del 1955 e divorare miglia su miglia lungo la Route 66 perchè tanto la benzina costa solo 0,964 Dollari al gallone. Poi rifletto sul fatto che io di auto non ci ho mai capito un cazzo e quindi una fiammante Pontiac Star Chief Catalina Coupe Custom del 1955 sarebbe sprecata sotto il mio culo anche nei sogni. Così mi ritrovo ora a gironzolare per Milwaukee prima di dirigermi a piedi verso S.t Louis.
Torno alla realtà e butto lo sguardo oltre il primo filare di Pioppi fino a schiantarlo contro una copia meglio riuscita, ma non per questo decorosa, delle Vele di Scampia. Mi sento meglio quando penso a qualcuno che sta peggio di me. Per fortuna ce ne sono tanti.
Da vero anticonformista butto la lattina nel cestino e mi avvicino al cappello di paglia di Beck’s Man. Gli allungo due pezzi da un Euro e senza nemmeno guardarmi, con una maestria d’altri tempi, fa saltare il tappo di una Beck’s nel laghetto prima di porgermela.
In testa una colonna di pensieri sgasa impaziente aspettando che il semaforo diventi verde. Penso alla vasca da bagno che devo smaltare, al pezzo che devo scrivere, alla bici da riparare, al gatto da far castrare, al lavoro da cercare, alle parole migliori per lasciare la mia ragazza e con chi andare al concerto di Iggy Pop; fossi in lui mi sarei tenuto James Newell Osterberg Jr. Han detto che dovrebbe schiattare a breve quindi non posso portarci una qualsiasi solo per una botta e tanti saluti. Devo portarci la tipa giusta. Quella che per tutta la vita, ascoltando The passenger, si ricorderà di me e di quella fantastica nottata trascorsa a bere birra, filosofare sull’infinito persi tra le stelle e finire a far l’amore sull’erba umida di un giardino condominiale giurandoci amore eterno.
Mi vibra il cellulare in tasca e Johnny Cash attacca con Ring of fire. Adoro quella canzone. Ne ascolto un buon minuto e mezzo poi, di colpo, si interrompe. Avrei voluto ascoltarla tutta.
Era Larissa, la mia ragazza.
Non faccio in tempo a riordinare i pensieri che Johnny Cash ricomincia. E’ ancora lei, insiste. Decido che la ascolterò una volta arrivato a casa e rispondo.
Ciao principessa. Scusa, non avevo sentito il telefono. No, tutto ok. Senti, cosa ne dici sabato di andare al concerto di Iggy Pop?
lunedì 24 giugno 2013
Gordon Ramsey, Stefania, la mia padella ed il mio frigorifero
Nel
mio frigorifero non ci sono cibi in scadenza, non li compro deliberatamente.
Scelgo solo porzioni monodose a lunga conservazione e compro un sacco di
surgelati. Convinto che non cenerò a casa. Poi non succede niente e sono
costretto dalle circostanze ad un piatto di pasta fresca surgelata. Leggo
diligentemente le istruzioni per la preparazione osservandole come fosse la
posologia del Cumadin. La cucina si riempie dell’odore della cucina tradizionale
e scelgo attentamente la bottiglia di vino da abbinare al piatto. Passo in
rassegna le bottiglie affiancate nella rastrelliera Ikea da 9,90. Le sollevo
una ad una considerando il vitigno e la gradazione. A volte controllo anche il giusto
abbinamento su internet. Spesso mi distraggo al punto da trovarmi a dividere la
cena con il fondo bruciato della padella dal teflon ormai consumato. Questa
condivisione mi fa stare bene, quasi fossi a cena con Stefania, che proprio
come la padella mi rubava la cena dal piatto. Ed io non mi divertivo. Mi
sentivo sempre sotto l’occhio vigile dell’inflessibile Gordon Ramsey. Dicevo:
“ma ti pare?” usando il suo tono. E lei non rispondeva, era chiaro che non
capiva di che parlavo. Ho scoperto troppo tardi che non aveva una televisione.
Se l’avessi saputo prima stasera certamente saremmo insieme a cena seduti con
fare compìto in un ristorante da 25 coperti a criticare lo standing del
cameriere e la creatività della cucina. Ci sarebbe probabilmente un odore di
mughetto all’ingresso.
Ogni
tanto spero che quel butterato sovrappeso di Gordon Ramsey esploda. A volte
succede a chi ha l’abitudine di infilarsi peperoncini habanero su per il culo.
mercoledì 12 giugno 2013
Linus
Questa mattina per radio solo buone notizie. Abbozzo un
sorriso guardando fuori dal finestrino. Una sensazione di benessere così
intensa da rendermi triste. Sembra finta, come le tovaglie di plastica che
imitano i motivi a quadri delle tovaglie che accompagnavano i pranzi da mia
nonna. Che si macchiavano di sorrisi e vino del contadino allungato. Ora le
tovaglie di plastica non si macchiano e si ostinano a durare in eterno creando
un immobilismo nell’arredo di casa che mi atterrisce. Tutto cambia ma la
tovaglia è sempre quella. Perché non ha senso cambiarla, non c’è nessuna
necessità. Un colpo di spugna e torna come nuova. Mentre tutto il resto lo puoi
lavare finché vuoi ma niente, non torna come nuovo. Non funziona nemmeno lo
smacchiatore Chanteclair, è irrimediabilmente consumato. Per questo mi stupisce
la radio oggi. Sembra che a questa giornata sia appena stata tolta quella
pellicola protettiva che avvolge gli schermi dei cellulari ancora inanimati
nella scatola. Tutto sa di nuovo e quasi non mi ricordo la faccia che porto. E
non mi dispiace poi così tanto specchiarmi. E sorrido ed i miei denti sono
perfettamente bianchi.
E poi c’è una pausa pubblicitaria.
E tornano secchiate di ottimismo che sembra di ascoltarmi un
cd intero di Jovanotti sotto Prozac con la testa accomodata sul decolté di Eva
Grimaldi in Abbronzatissimi. E sento l’esigenza morale di essere in forma e di
avere con me delle scarpe running. E faccio la conta di tutte le applicazioni
che potrei scaricare e che non ho ancora installato sul mio smartphone. È una
giornata incredibile, la mia bocca sa di Mentadent. Sono queste le
soddisfazioni che mi da la mia disabitudine al fumo.
L’ospite della mattinata è straniero, qualcuno parafrasa le
sue risposte. Tra lo stupore dei consumati conduttori risulta che la cucina Italiana
è insuperabile, le donne italiane sono le più affascinanti ed il nuovo cd dei
30 Seconds to Mars è sicuramente il migliore di sempre. Me ne danno un goloso
assaggio mentre parcheggio ad arte tra la campana del vetro ed uno scooter
rubato che nessuno ha ancora avuto la voglia di rimuovere. Perde pezzi ma,
illuminato da questa musica ritmata presto al mattino, ha un senso e non ci
trovo niente di male nel suo stare lì ed aspettare fiducioso come una
prostituta sovrappeso e su di età.
Spengo la radio quando si riattacca la diretta e si sentono
i sorrisi dei conduttori introdurre le domande che qualche stagista in overdose
da Redbull ha preparato. Chiedono come è stato fare la pubblicità per il
profumo di Hugo Boss. Fanno qualche battuta e ridono tutti, pure l’interprete.
Anche io sorrido schiacciando il telecomando griffato Fiat e vedendo le frecce
ammiccarmi in sincrono una volta ed augurarmi una splendida giornata.
Ciononostante arrivo tardi in ufficio. Nemmeno Linus fa
miracoli.
giovedì 30 maggio 2013
Sera
E ti trovi ammaccato ed acciaccato sulla strada di casa. Una
lavatrice da stendere e mezza bottiglia di vino da finire. Una cena da evitare
da quando mangiare è diventata una semplice espressione del tuo sopravvivere. Convincendosi
di essere meno peggio degli animali grazie al pollice opponibile ed alle
coltivazioni Bio. Quanti svaghi ti ha ucciso NaturaSì con la sua etica venduta
a caro prezzo? Quanti svaghi ti ha ucciso la vita e la necessità impellente di
esistere che ti immobilizza come le mattine in cui vorresti uscire ma non sei
sicuro se pioverà? E la musica, l’unica cosa sincera che conosci, che cambia,
che interpreti e puoi spegnere senza senso di colpa. E l’iPod che ti hanno
regalato per la laurea e che da qualche parte devi averlo appoggiato? Assieme a
tutto quello che volevi essere. Lontano da te stesso. Probabilmente lasciato in
un armadio di una casa che hai voluto dimenticare. Assieme all’edizione che tua
madre aveva comprato e vissuto di Jukebox all’Idrogeno. Quando anche per lei c’era
un futuro, quando ancora non l’avevi disatteso con il tuo temporeggiare. Con la
tua incapacità di cambiare il mondo. Di incendiare il parlamento e lo stato, di
affondare questa Europa di cariatidi che vivono di decadenza dandosi di gomito
ai racconti del liceo. Sperando in un futuro a programmare applicazioni per gli
smartphone. Che vita di merda la vita! Fortunatamente poi c’è sempre un film
con Charlize Theron. E un bastoncino di incenso da accendere.
lunedì 27 maggio 2013
Ivan
Aspetta che passi una macchina davanti al suo tavolo di
plastica rossa. La vede arrivare da lontano e proseguire a velocità costante
fino a passargli davanti. Si ferma un attimo ad osservare la luce degli stop
rossi che sobbalzano per l’irregolarità della strada. Poi si gira ed aspetta la
prossima auto. Beve un sorso dalla sua bottiglia sgasata e calda, si appoggia
allo schienale della sedia consumato del sudore estivo e dalle piogge sotto cui
è stato dimenticato. Non saprei dire se pensa a qualcosa, ha la stessa faccia
dei bambini rapiti dalla televisione. Non parla e non ha compagnia. Aspetta
l’ora di chiusura. E la prossima auto, e la prossima ancora. È talmente sottile
che sembra quasi non aver bisogno di respirare. Ha qualcosa degli indiani
d’America fotografati sui grattacieli. Gli piace ascoltare la musica italiana
ad alto volume nei pomeriggi d’estate, quando tutte le finestre del vicinato
sono aperte. Ama indistintamente Vasco Rossi e Fiorella Mannoia, non gli
dispiace Gigi D’Alessio. Quando ascolta la musica siede nel suo terrazzo a
torso nudo. Ha un dondolo di quelli che mettevano negli hotel della riviera con
i cuscini consumati e rattoppati con lo scotch da pacchi. Ogni tanto ci si
siede, spesso sta in piedi e cammina avanti e indietro. Non so cosa cerca e non
saprei dire se è felice. Tutto quello che posso dire è che esiste. Anche stasera
gli sono passato davanti in auto senza rallentare.
venerdì 24 maggio 2013
Niente
Vedo i giorni sorpassarmi da destra. Misuro la mia felicità
su quella degli altri e sono sinceramente felice solo quando mi rendo conto che
ce la passiamo tutti non troppo bene. Mi rendo conto che negli ultimi anni non
ho concluso niente. Mi sono limitato ad escludere la complessità ignorandola.
Ho smesso con gli sforzi di semplificazione, razionalizzazione e di
inseguimento del nuovo. Non sopporto più la data di scadenza sui testi
dell’università. Odio il progresso. Sono una persona con poco da dire e senza
nessuna voglia di ascoltare, inequivocabile sintomo di misoginia. Ho iniziato a
saltare la pausa pranzo. Sto dimagrendo e indosso più anni di quelli
anagrafici. E anche scrivere è diventato un peso perché tutto quello che posso
raccontare è inventato e falso. E non mi interessa. È un film che ricalca un
film, che ricalca un film, che ricalca un film tratto da un libro ispirato ad
una storia vera. E finisce sempre con lo stesso colpo di scena: niente.
Iscriviti a:
Post (Atom)