venerdì 19 marzo 2010

Maria la tettona

Stanotte sono rientrato tardi. A notte fonda. Sbronzo quanto basta dopo un aperitivo lungo di quelli che ti fanno dimenticare alcune condizioni necessarie ma non sufficienti per tenere uno stile di vita sano od un discorso in pubblico. Ho lottato valorosamente con la forza centrifuga del mio cervello e sono sceso a patti con il mio stomaco: ora tu tieni tutto dentro e mi lasci addormentare, io domattina ti rimpinzo con una bella colazione ricca di fibre. Ho cercato di leggere qualche pagina de "I segreti erotici dei grandi chef". Mi sono stupito del fatto che leggevo le parole senza assimilarne alcun significato e che a Edimburgo ci fosse, non solo il mare, ma anche un porto. Io ci sono andato in aereo e credevo fosse in collina. D'ora in avanti dirò che sono stato al mare ad Edimburgo. Poi penso di essere svenuto per un pò.
Stamane ho fatto tutto di soppiatto: ho spento subito la sveglia dopo il primo trillo, non ho chiuso la porta del bagno per non far rumore, ho pisciato da seduto ed ho persino evitato di mettermi le scarpe in casa. Ho resistito alla tentazione di manifestare al mondo intero il mio malessere fisico e la mia sofferenza interiore per mezzo di una bestemmia originale ed ho lasciato le tapparelle abbassate. Ho abbeverato i cactus silenziosamente.
Bè, si sono rivelate tutte precauzioni inutili: Maurì, mi ha atteso al varco. E' stata una scena molto cinematografica che provo a riproporre. In pigiama rosso cardinale con caravelle color marrone fumo pakistano sparse su tutto il petto, con gli occhi cisposi traboccanti sonno e scarmigliato quanto basta dopo otto/nove ore di sonno, con le braccia conserte e appoggiato con una spalla allo stipite di camera sua, mi biascica in un accento misto calbro-siculo naturalizzato milanese:
ti sei ricordato delle due spugnette?
L'ho guardato senza vederlo ed ho smorzato in gola un rutto acido che sapeva ancora di birra. Già, Tennent's Super. Ero indeciso se rispondere o meno oppure chiudergli la testa in mezzo alla porta fino a vederlo render l'anima, dunque pisciargli addosso. Ho chiesto l'aiuto del pubblico ed ho fatto l'esatto contrario di quello che mi ha suggerito. Non ho risposto e non gli ho nemmeno fracassato la testa ma solo perchè non sarei riuscito a pisciargli sopra avendo svuotato la vescica poco prima. Mi sono limitato a roteare gli occhi in senso orario riempiendomi i polmoni di mezzo metro cubo d'aria marcia. Dunque sono uscito di casa con le scarpe in mano e col peso della vita sulle spalle.
Ho fatto le quattro rampe di scale con la carta da parati verde acido alle pareti ed ho respinto un primo conato di vomito mentre salutavo la donna delle pulizie, poi ho ritenuto opportuno infilarmi le scarpe e l'ho immediatamente fatto. Ho perso il bus per una manciata di effimeri secondi e non ho nemmeno avuto la froza di inveire contro l'autista, il governo e lo Zio Sam. Con gli occhi rivolti al cielo ho apprezzato il pallido sole che mi salutava con un sorriso sornione e mi sono rassegnato ad andare a piedi sino alla stazione della metro cercando qualcosa di positivo cui pensare. Non ci sono ruscito e come da mesi mi succede ho ripensato sempre alla stessa cosa. No, non a Clara, ormai mi sono rassegnato. Sono mesi, forse anni che cerco di scrivere il libro della mia vita. Tutto è pronto nella mia testa per essere tirato fuori. Ma, al momento niente da fare... non mi resta che aspettare, mi dico cercando di convincermi che prima o poi dovrà succedere.
Nel frattempo, giro come una trottola, conosco gente nuova che di nuovo ha solo il nome, scatto foto brutte che poi cancello o dimentico di aver scattato, bevo birra, leggo qualunque cosa mi capiti a tiro e arrivo sempre più tardi al lavoro. Poi c'è sempre quella vecchia storia su Maria la tettona ma, se ne avrò voglia, ve lo racconterò un'altra volta.

5 commenti:

nome ha detto...

aleee.
tette, tette, tette.

pEz ha detto...

scene di vita vissuta?

CasaEditriceGigante ha detto...

ehi ma ci hai lasciato senza tette accipicchia!

comune ha detto...

gentile CasaEditriceGigante,
avendo i nostri racconti contenuti discutibili, abbiamo chiesto aiuto ad una società di marketing specializzata nello scegliere i titoli più accattivanti possibile per i nostri pezzi...
esatto, un pò come le case farmaceutiche e le pornostar!

CasaEditriceGigante ha detto...

Conosciamo queste logiche mai abbastanza disdicevoli. Un documentario sull'immigrazione bengalese deve tutto il suo successo al titolo: il culo di mia sorella troia.