giovedì 30 maggio 2013

Sera


E ti trovi ammaccato ed acciaccato sulla strada di casa. Una lavatrice da stendere e mezza bottiglia di vino da finire. Una cena da evitare da quando mangiare è diventata una semplice espressione del tuo sopravvivere. Convincendosi di essere meno peggio degli animali grazie al pollice opponibile ed alle coltivazioni Bio. Quanti svaghi ti ha ucciso NaturaSì con la sua etica venduta a caro prezzo? Quanti svaghi ti ha ucciso la vita e la necessità impellente di esistere che ti immobilizza come le mattine in cui vorresti uscire ma non sei sicuro se pioverà? E la musica, l’unica cosa sincera che conosci, che cambia, che interpreti e puoi spegnere senza senso di colpa. E l’iPod che ti hanno regalato per la laurea e che da qualche parte devi averlo appoggiato? Assieme a tutto quello che volevi essere. Lontano da te stesso. Probabilmente lasciato in un armadio di una casa che hai voluto dimenticare. Assieme all’edizione che tua madre aveva comprato e vissuto di Jukebox all’Idrogeno. Quando anche per lei c’era un futuro, quando ancora non l’avevi disatteso con il tuo temporeggiare. Con la tua incapacità di cambiare il mondo. Di incendiare il parlamento e lo stato, di affondare questa Europa di cariatidi che vivono di decadenza dandosi di gomito ai racconti del liceo. Sperando in un futuro a programmare applicazioni per gli smartphone. Che vita di merda la vita! Fortunatamente poi c’è sempre un film con Charlize Theron. E un bastoncino di incenso da accendere.

lunedì 27 maggio 2013

Ivan


Aspetta che passi una macchina davanti al suo tavolo di plastica rossa. La vede arrivare da lontano e proseguire a velocità costante fino a passargli davanti. Si ferma un attimo ad osservare la luce degli stop rossi che sobbalzano per l’irregolarità della strada. Poi si gira ed aspetta la prossima auto. Beve un sorso dalla sua bottiglia sgasata e calda, si appoggia allo schienale della sedia consumato del sudore estivo e dalle piogge sotto cui è stato dimenticato. Non saprei dire se pensa a qualcosa, ha la stessa faccia dei bambini rapiti dalla televisione. Non parla e non ha compagnia. Aspetta l’ora di chiusura. E la prossima auto, e la prossima ancora. È talmente sottile che sembra quasi non aver bisogno di respirare. Ha qualcosa degli indiani d’America fotografati sui grattacieli. Gli piace ascoltare la musica italiana ad alto volume nei pomeriggi d’estate, quando tutte le finestre del vicinato sono aperte. Ama indistintamente Vasco Rossi e Fiorella Mannoia, non gli dispiace Gigi D’Alessio. Quando ascolta la musica siede nel suo terrazzo a torso nudo. Ha un dondolo di quelli che mettevano negli hotel della riviera con i cuscini consumati e rattoppati con lo scotch da pacchi. Ogni tanto ci si siede, spesso sta in piedi e cammina avanti e indietro. Non so cosa cerca e non saprei dire se è felice. Tutto quello che posso dire è che esiste. Anche stasera gli sono passato davanti in auto senza rallentare.

venerdì 24 maggio 2013

Niente


Vedo i giorni sorpassarmi da destra. Misuro la mia felicità su quella degli altri e sono sinceramente felice solo quando mi rendo conto che ce la passiamo tutti non troppo bene. Mi rendo conto che negli ultimi anni non ho concluso niente. Mi sono limitato ad escludere la complessità ignorandola. Ho smesso con gli sforzi di semplificazione, razionalizzazione e di inseguimento del nuovo. Non sopporto più la data di scadenza sui testi dell’università. Odio il progresso. Sono una persona con poco da dire e senza nessuna voglia di ascoltare, inequivocabile sintomo di misoginia. Ho iniziato a saltare la pausa pranzo. Sto dimagrendo e indosso più anni di quelli anagrafici. E anche scrivere è diventato un peso perché tutto quello che posso raccontare è inventato e falso. E non mi interessa. È un film che ricalca un film, che ricalca un film, che ricalca un film tratto da un libro ispirato ad una storia vera. E finisce sempre con lo stesso colpo di scena: niente.