E ti trovi ammaccato ed acciaccato sulla strada di casa. Una
lavatrice da stendere e mezza bottiglia di vino da finire. Una cena da evitare
da quando mangiare è diventata una semplice espressione del tuo sopravvivere. Convincendosi
di essere meno peggio degli animali grazie al pollice opponibile ed alle
coltivazioni Bio. Quanti svaghi ti ha ucciso NaturaSì con la sua etica venduta
a caro prezzo? Quanti svaghi ti ha ucciso la vita e la necessità impellente di
esistere che ti immobilizza come le mattine in cui vorresti uscire ma non sei
sicuro se pioverà? E la musica, l’unica cosa sincera che conosci, che cambia,
che interpreti e puoi spegnere senza senso di colpa. E l’iPod che ti hanno
regalato per la laurea e che da qualche parte devi averlo appoggiato? Assieme a
tutto quello che volevi essere. Lontano da te stesso. Probabilmente lasciato in
un armadio di una casa che hai voluto dimenticare. Assieme all’edizione che tua
madre aveva comprato e vissuto di Jukebox all’Idrogeno. Quando anche per lei c’era
un futuro, quando ancora non l’avevi disatteso con il tuo temporeggiare. Con la
tua incapacità di cambiare il mondo. Di incendiare il parlamento e lo stato, di
affondare questa Europa di cariatidi che vivono di decadenza dandosi di gomito
ai racconti del liceo. Sperando in un futuro a programmare applicazioni per gli
smartphone. Che vita di merda la vita! Fortunatamente poi c’è sempre un film
con Charlize Theron. E un bastoncino di incenso da accendere.
giovedì 30 maggio 2013
lunedì 27 maggio 2013
Ivan
Aspetta che passi una macchina davanti al suo tavolo di
plastica rossa. La vede arrivare da lontano e proseguire a velocità costante
fino a passargli davanti. Si ferma un attimo ad osservare la luce degli stop
rossi che sobbalzano per l’irregolarità della strada. Poi si gira ed aspetta la
prossima auto. Beve un sorso dalla sua bottiglia sgasata e calda, si appoggia
allo schienale della sedia consumato del sudore estivo e dalle piogge sotto cui
è stato dimenticato. Non saprei dire se pensa a qualcosa, ha la stessa faccia
dei bambini rapiti dalla televisione. Non parla e non ha compagnia. Aspetta
l’ora di chiusura. E la prossima auto, e la prossima ancora. È talmente sottile
che sembra quasi non aver bisogno di respirare. Ha qualcosa degli indiani
d’America fotografati sui grattacieli. Gli piace ascoltare la musica italiana
ad alto volume nei pomeriggi d’estate, quando tutte le finestre del vicinato
sono aperte. Ama indistintamente Vasco Rossi e Fiorella Mannoia, non gli
dispiace Gigi D’Alessio. Quando ascolta la musica siede nel suo terrazzo a
torso nudo. Ha un dondolo di quelli che mettevano negli hotel della riviera con
i cuscini consumati e rattoppati con lo scotch da pacchi. Ogni tanto ci si
siede, spesso sta in piedi e cammina avanti e indietro. Non so cosa cerca e non
saprei dire se è felice. Tutto quello che posso dire è che esiste. Anche stasera
gli sono passato davanti in auto senza rallentare.
venerdì 24 maggio 2013
Niente
Vedo i giorni sorpassarmi da destra. Misuro la mia felicità
su quella degli altri e sono sinceramente felice solo quando mi rendo conto che
ce la passiamo tutti non troppo bene. Mi rendo conto che negli ultimi anni non
ho concluso niente. Mi sono limitato ad escludere la complessità ignorandola.
Ho smesso con gli sforzi di semplificazione, razionalizzazione e di
inseguimento del nuovo. Non sopporto più la data di scadenza sui testi
dell’università. Odio il progresso. Sono una persona con poco da dire e senza
nessuna voglia di ascoltare, inequivocabile sintomo di misoginia. Ho iniziato a
saltare la pausa pranzo. Sto dimagrendo e indosso più anni di quelli
anagrafici. E anche scrivere è diventato un peso perché tutto quello che posso
raccontare è inventato e falso. E non mi interessa. È un film che ricalca un
film, che ricalca un film, che ricalca un film tratto da un libro ispirato ad
una storia vera. E finisce sempre con lo stesso colpo di scena: niente.
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