sabato 22 agosto 2009

lasagne Coop

12.17: lo stomaco vuoto dà un sussurro violento. Vorace.
Veloce panoramica sulle alternative che offrono dispensa e frigorifero. Confezioni di pasta iniziate, riso, pomodoro in bric Tetrapak monodose, Tavernello bianco monodose, tonno, gouda, mozzarella, sottoli vari, crostini integrali comprati per errore, barattolo di pesto scaduto, burro, noccioline supersalate, maionese, ketchup, uova da allevamento a terra.
Indecisione.
Gomiti appoggiati ad un tavolo incastrano avambracci e testa.
Sudore.
Dante improvvisa una pentola di acqua sul fuoco.

Franco serve un caffè con l'orecchio teso verso il microonde. Una turista anglofona si è lasciata tentare dalle lasagne alla bolognese ed ora si guarda le unghie rosso anni '90 immersa in quell'improvvisato dehor estivo fatto di ventilatori incastrati in un indeciso pergolato in legno scadente. Ha un profumo sottile e tagliato di fiori nuovi che si mescola con la pessima qualità dell'aria. Afa. Con lei ci sono due bambini biondi che sembrano uno la riproduzione in scala dell'altro. Hanno il volto di quelle pubblicità dei biscotti con le famiglie felici. Tra gli altri tre tavoli vuoti c'è solo Diamante seduto inoffensivo nella sedia in plastica bianca con un sigaro in mano. Spento. L'interno cittadino del bar contrasta col pergolato estivo come i capelli scuri con gli occhi azzurri.

“anche oggi niente”
Dice l'avventore controllando i numeri del Superenalotto.
“e io che lavoro anche ad agosto. Un po' di fortuna me la sarei anche meritata. E invece niente. Nada. Mah. È proprio vero che piove sempre sul bagnato. Sa cosa le dico?”
“…”
“ancora una volta poi basta. Non ci gioco mica più a questa merdata. Che tutti quei milioni che si vincono poi ce li spendiamo noi scemi che ancora giochiamo. Va là che è una bella fregatura. Lo conosce lei qualcuno che ha vinto? No? Glielo dico io, si tengono tutto loro. Furbi loro!”
“Scemi noi!”
“Appunto”
“…”
“sa cosa le dico, mi dia ben una bella grappa morbida”
Il microonde continua col suo “whooo” circolare.
Il suono del tappo che lascia la bottiglia ricorda quello di un sasso buttato in acqua.
Poi: rumore liquido.
Fuori i bambini sudano attorno al tavolo. Irrequieti o festanti.
La donna considera il sigaro spento di Diamante.
Diamante recupera il bicchiere di bianco e beve sincronizzato con l'avventore.

C'è uno di quegli attimi di pausa utili per un flashback, per le inquadrature dall'alto della città, per cambiare argomento. Tutti sembrano cristallizzati nella loro essenza di personaggi bidimensionali fatti di obblighi più o meno eteroindotti che inevitabilmente si incrociano aggrovigliandosi in pensieri da sbronza estiva al vino rosso. Il mondo è fermo o distratto, il fuoco dell'attenzione è su concetti lontani e solari. Intangibili. Gli sguardi sono rassegnati ai rispettivi ruoli sociali ed alle aspettative supposte in base ad un percorso storico linearizzato per semplificazione. Per farne racconti fruibili a tutti.
Cosa siamo senza una storia da raccontare?
È una scena introspettiva da spaghetti western con meno sabbia e pistole. Qualcuno potrebbe sputare a terra ed invece finisce il ciclo di cottura delle lasagne griffate Coop. Pronte in appena 6 minuti.
Odore di besciamella e ragù.
Appetito.

12.32. Appunto.

1 commento:

pippoh ha detto...

bello questo... la storia c'è anche qwuando non la si vuole...! forse