venerdì 15 giugno 2007

Arturo

“Porca miseria il 21!”.
Già, porca miseria davvero.

Quando il 21 con stampato in fronte “Filanda” si presenta al semaforo di Via del Lavoro pronto a svoltare in Via San Donato per fermarsi di fronte alla farmacia, Arturo ha esattamente 4 minuti di margine per scendere a piedi i quattro piani del suo palazzo senza ascensore, attraversare il cortiletto condominiale (dove una volta ha pure sboccato e, da allora, tutte le volte che ci passa, il suo sguardo viene magneticamente attratto dal colore più scuro che gli autobloccanti hanno assunto; era vino rosso!), percorrere via Amaseo (Romolo Amaseo, gran testa), salutare con un impercettibile cenno del viso od un piccolo gesto della mano il barista all’angolo e correre alla fermata del 20 dove il bus marchiato “Casalecchio Reno” lo attende.
Starete chiedendovi increduli
“ma chi è questo qua? Flash?”
Ebbene no! E’ Arturo. Un ragazzo qualunque, uno uguale al 70% di tutti gli altri ragazzi italiani biondi di età compresa tra i 24 ed i 26 anni. Arturo potreste averlo incontrato migliaia di volte a zonzo per via Zamboni, Via del Pratello o Largo Respighi (anche lui una testa sopraffina! E se questo non bastasse, è forse l’unico uomo che avrebbe potuto instaurare una sincera e duratura amicizia con un tizio dal nome tanto lungo quanto particolare. Vi dice niente Dante Michelangelo Benvenuto Ferruccio Busoni? Probabilmente no, ma scommetto il culo di Matteo che a qualcuno scapperà un sorriso). Oppure lo avrete senz’altro avuto di fianco a voi, intento a bere e chiacchierare con qualcuno, appeso al trespolo dietro il bancone di qualche pub od osteria dentro le mura; eppure nemmeno lo ricorderete perchè, per l’appunto, Arturo è uno qualunque. Veste normalmente senza eccentricità, ha un taglio di capelli normale e nè zoppica nè cammina molleggiandosi sulle punte. Notarlo sarebbe come farsi catturare l’attenzione in mezzo al traffico da una Golf grigia piuttosto che da una Punto altrettanto grigia. Oppure come notare, in piazza Maggiore un piccione, sempre grigio, in mezzo alle migliaia di suoi simili. Siate realisti e concordate con me nel dire che questo è semplicemente e stupendamente impossibile.
Mi viene in mente solo ora... vuoi che sia il colore grigio a mantenere un’automobile od un piccione nell’anonimato, a nasconderlo nella massa caotica di città? Se mai mi troverò nella situazione di dover compiere una rapina o comunque qualcosa di poco etico, sicuro come Dio che userò una macchina grigia; preferibilmente una Punto od una Golf.
Comunque questa tesi del grigio, a ripensarci bene, non è estendibile a 360 gradi. Allontanandoci dalle categorie automobilistiche o dalle popolazioni ornitologiche, questa pensata, inizialmente geniale, perde di forza. Infatti, ad esempio, Arturo non è grigio e questo basta per confutare la mia teoria.
Tutte le mattine Arturo beve il caffè in cucina vicino alla finestra con lo sguardo puntato sul lontano marciapiede accompagnato dalla mole culturista dei cartelloni pubblicitari. Arturo non è nè un tipo compulsivo, uno di quelli che per iniziare bene o per non far andare male una giornata deve svolgere il suo “rituale”, nè tantomeno è un estimatore delle campagne pubblicitarie della Esselunga, i cui spot albergano identici per un mese intero anche su quel cartellone.
Devo ammettere che all’inizio l’idea di quella campagna anch’io la trovavo interessante: frutta e verdura, carne e pesce che nel loro insieme creavano nature morte quasi arcimboldesche con richiami zodiacali o di personaggi famosi. Ma dopo due martellanti anni di continua somminstrazione di quello standard pubblicitario, sinceramente, ne ho piene le palle. E pensare che io, quando mi affaccio alla finestra di casa mia, grazie al cielo, non vedo un cartellone pubblicitario della Esselunga. Non oso immaginare Arturo cosa possa pensare dell’Esselunga.
Arturo non osserverebbe maniacalmente quel marciapiede se non fosse che quando il Professore entra nel suo compo visivo, gli rimangono solo 2 minuti per attivare la procedura di evacuazione ed arrivare in orario alla fermata del 20. Arturo non conosce proprio il Professore e non sa nemmeno se lui sia veramente un professore piuttosto che un dentista o un impiegato o un assassino. In ogni caso Arturo gli augura lunga vita e salute ferrea. Senza il Professore, Arturo dovrebbe ingegnarsi qualche altro metodo per organizzarsi temporalmente; dovrebbe ricercare qualche altro riferimento altrettanto infallibile. Il Professore, da 4 anni a questa parte, nella pioggia o sotto il sole, alle 8 e 18 di ogni santo giorno entra nel campo visivo di Arturo, calpestando, con le spalle un pò incurvate in avanti, quei monotoni e grigi metri di marciapiede. In impermeabile color sabbia piuttosto che in semplice giacca a tinte tenui, con la sua borsa in pelle a tracolla, percorre quel pezzo di strada ignorando l’importanza del ruolo che ricopre nella vita di almeno un’altra persona al mondo. Il giorno in cui il Professore si ammalerà (facciamo le corna) oppure andrà in pensione o si prenderà un semplice giorno di ferie, Arturo arriverà al lavoro in ritardo perchè il prossimo bus utile per la coincidenza a Casalecchio con il 672 “Lavino di Sopra” è alle 9 e 27. Tutto questo vorrebbe dire entrare in ufficio almeno per le 10 e 30. Questo significherebbe il licenziamento in tronco, senza se e senza ma (almeno sino a che non si decideranno a fargli un contratto di lavoro decente).
Ora vi starete chiedendo “ma se Arturo sa che il Professore passa tutti i giorni sempre alle 8 e 18, basterebbe rompere questo rapporto di dipendenza maniacale semplicemente tenendo d’occhio l’orologio piuttosto che il marciapiede”.
"Domanda lecita che denota una spiccata capacità organizzativa e di problem solving" vi direbbe spocchiosamente chiunque lavora nel magico mondo delle risorse umane e che, io, nel mio piccolo, conndivido. La ragione è molto più profonda, credetemi. Arturo sarà anche uno qualunque, ma non è nè lento di testa nè uno sprovveduto; ci sarebbe arrivato anche lui se le cose fossero veramente così linari e semplici come sempre appaiono a chi osserva da fuori le dinamiche senza esserne minimamente coinvolto. Il motivo, sinceramente, non lo conosco nemmeno io, in quanto anch'io sono un mero osservatore esterno, proprio come uno di voi. Ma sono convinto che qualcosa di molto più serio e profondo si annidi in questa vicenda ma, in ogni caso, probabilmente, non ci sia dato conoscerlo.
Arturo ha già finito il caffè e lo sguardo ancora fisso su quel centinaio di metri di marciapiede. Nella sua testa stamattina qualcosa ronza fastidiosamente come il giorno dopo una bella bevuta. Sembrerebbe, dunque, tutto normale se non fosse che ieri Arturo non ha sfiorato nemmeno un goccio di alcol e questo lo rende nervoso. Forse il caffè non era proprio indicato per una mattinata che parte all’insegna del nervosismo, ma ormai è tardi per pensarci ed il caffè lo ha già bevuto.
Il cielo è azzurro proprio come si addice alla stagione ed i piccioni volteggiano nell’aria mischiandosi ad altri uccelli meno riconoscibili. Punto e Golf sono comodamente imbottigliate nel solito traffico mattutino ed i clacson si esibiscono nei soliti virtuosismi sonori che infondono isterismo. Assorto nei suoi pensieri, oggi, per la prima volta in quattro anni, Arturo d’un tratto si rende conto che le auto nel traffico, i piccioni nel cielo azzurro e tutta quella serie di elementi che compongono la normalità delle sue giornate, della sua vita quotidiana, hanno carpito misteriosamente la sua attenzione.

“Porca miseria il 21!” sbotta all’improvviso Arturo.
Corre in camera da letto e sul display rosso della sua sveglia polifonica legge, in caratteri molto spigolosi
08.28
In camera c’è ancora buio perchè alla mattina solitamente non apre le ante e nemmeno stamattina lo ha fatto. Non si riesce a vedere quale espressione sia stampata sul suo viso. Arturo, stancamente, si siede sul letto e dal rumore che si sente si direbbe che stia ridendo. Lascia cadere anche le spalle ed appoggia la testa al cuscino in un crescendo di rumorosa ilarità.

Il Professore in verità si chiama Guido, ha la licenza media, 56 anni ed è scapolo. Stamattina non è andato al lavoro perchè ha azzeccato il 5+1 al Superenalotto.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

stai scioperando o sei in vacanza?

nome comune ha detto...

Niente sciopero e nemmeno vacanza! Sto solamente cercando di smettere di mangiarmi le unghie. Resistere alla tentazione mi costa un sacco di energia. Gradirei messaggi di solidarietà di qualunque tipo. Niente offerte, solo opere di bene.