mercoledì 14 ottobre 2009

Suicidio di massa

Ogni mattina ci svegliamo più o meno allo stesso orario. Patteggiamo con la sveglia prima di alzarci. Poi un piede davanti all’altro passano dal caldo tabacco del parquet alle piastrelle fredde del bagno. E acqua che si scalda e pensieri che si raggruppano in grappoli di uva grigia piombo. Ci ignoriamo concentrati in una attenta valutazione sulla lunghezza della nostra barba.
Diciamo rispettivamente: “oggi no” e “chissenefrega”.
Siamo più o meno come voi. Solo in pelli e vestiti diversi. Sistemati in loculi di dimensioni e province diverse.
L’aliquota irpef per il nostro stipendio è del 23%. Per esprimere in termini percentuali l’impatto dell’affitto sulle nostre vite. Peraltro in nero.
Anche noi come voi abbiamo un compito definito in obiettivi di breve termine inseriti in un elenco chiaro e sintetico, in una parola: efficiente.
- Chiudere la porta;
- Fare le scale ricordando di aver chiuso la porta quel tanto che basta da calcificarlo in testa per altri 5 minuti;
- Usare solo le parole “salve e buongiorno” evitando il “come va?”;
- Uscire alla sferzante aria tragica del mattino. A questo punto l’immagine che vediamo è una pubblicità di un supermercato di elettronica.
Ci domandiamo cosa campeggiava ieri al posto di questo folgorante manifesto rosso e ci convinciamo che le affissioni si cambiano al martedì. Con una frequenza concepibile solo traducendo complesse formule di uffici marketing con tazzine per il caffè in ceramica.
Quando arriviamo alla fermata dell’autobus la sigaretta è ormai bruciata a metà e l’autobus puntuale. Lasciamo perdere il suicidio da cancro ai polmoni optando per una soluzione più immediata. Quindi come tutti i giorni saliamo sull’autobus.

Mio padre diceva che il problema di noi giovani è che vogliamo tutto e subito.
Non me la sento di dargli torto.

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