martedì 20 settembre 2011

Il primo giorno di scuola

Li guarda dalle sue mani dietro la schiena. Negli occhi la meraviglia di chi si sveglia da un coma. Sembra tutto uguale eppure non è proprio lo stesso ma i cambiamenti sembrano quelli di un fratello che ti cresce accanto che non ti rendi conto di quanto diventa grande, della barba che cresce e dei capelli che si ritirano. L’odore è quello delle possibilità incrostate nelle incisioni che rallegrano l’arredamento ministeriale. E l’ostentata maturità di overdose di Axe che lascia una scia che quasi si vede.
Sorride incerto se mostrare i denti o meno. Come a quei concorsi di bellezza al momento delle presentazioni. Nessuno sembra accorgersi di lui e questo lo mette a suo agio come accettato dal contesto. Perfettamente integrato sullo sfondo. La giacca con le toppe è una scelta vincente per il primo giorno di scuola. Ha qualcosa a che fare con una memoria subconscia fatta di film e racconti delle avventure di Pinocchio. E poi gli sta da Dio. Come gli diceva Sandra guardandolo con gli occhi lucidi che quasi facevano voglia di piangere. E poi passavano una domenica qualunque, in un posto qualsiasi, provando ad annoiarsi. E il bello è che era impossibile, non ci erano mai riusciti. Queste sono le parole che vorrebbe dirle stasera rincasando, potrebbe appuntarsele, ma è un po’ che non si porta più dietro il quaderno degli appunti. Da quando l’ha lasciato nel cassetto dei sogni assieme al passaporto, un dizionario di spagnolo consumato ed una rubrica ripiena di nomi dei tempi dell’università. E tutto è successo per caso, come il flusso di coscienza di un libro e si è ritrovato qui, in uno di quei momenti che hanno lo spessore di un anno nei ricordi. Quando ci si impone di vivere davvero ed allora si vede davvero, e ci si stupisce. Si schiarisce la voce e tutto continua a muoversi davanti con un mare di facce che non ci crede abbiano decenni meno di lui. Ritrova anche delle somiglianze, e si rivede con quell’improbabile taglio di capelli a massacrare il diario con le parole che ricordava delle canzoni. E disegni isterici ai margini del quaderno di matematica. Che si allargavano sul fondo della pagina quando ormai non c’era modo di prestare il minimo di attenzione. Se si sforza riesce pure a ritrovare in una ragazza qualcosa di Serena. E questo in lui riesce ancora a muovere qualcosa. Una sensazione chiara di disagio e di impellente bisogno di assoluzione totale e completa.
Quindi richiama l’attenzione della classe battendo il palmo aperto sulla cattedra che quasi gli fa male.
“Buongiorno ragazzi!” dice alla folla plasticamente scomposta.
“sedetevi e leggete le pagine dalla 5 alla 13, io torno tra 10 minuti”
Tutti tornano ai loro posti.
E lui esce trionfale verso i bagni.

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