martedì 23 aprile 2013

Quando ho sedotto Charlize Theron con una camicia bianca


C’era il sole. C’era il sole ma sentivo freddo. Un freddo primordiale che sapeva molto di estinzione della specie. Era ora di pranzo ma avevo solo voglia di fare colazione. Per radio una stupida canzone ottimista e idiota. No, non sto parlando di Simone Cristicchi.
Quel giorno avevo un incontro importante, di quelli per cui ci si prepara e ci si fa la barba con una precisione giapponese. Ci si liscia con la mano la guancia ed il mento cercando imperfezioni. Si eliminano tutti i peli in eccesso sugli zigomi con le pinzette. Ci si sente un po’ dentro una pubblicità di Dolce e Gabbana ma senza la maglietta a righe, questione di copyright. Avevo per l’occasione una camicia stirata alla perfezione. Non c’era nemmeno la piega sulle maniche che fa molto centro commerciale. Indice di chi la camicia le deve indossare con sforzo.
Comunque, abbottonando questa camicia, mi sentivo bene e meno solo. Convinto quasi che in cucina assieme al pranzo mi aspettasse Charlize Theron con una birra in mano. Invece c’erano solo i piatti della sera prima da lavare. E quelli della sera prima ancora. Ed una maledetta mezza bottiglia di vino rosso. Nel frigorifero si facevano coraggio quello che avanzava del formaggio in offerta all’Esselunga, dei gamberetti albini in una confezione di plastica trasparente e una mezza busta di rucola che ormai aspettava da troppo tempo. Come trentenni bellissime hanno aspettato per troppi anni il loro principe azzurro dietro ad un cocktail dal nome complicato. Che sicuramente sa di fragola e di disillusione. Certe donne mi avrebbero pure considerato con questa camicia ma nonostante tutto non mi ci sarei avvicinato. Avrei sorriso alla barista e ordinato un bicchiere di vino. Senza inflessioni della voce né battute per fare colpo. Non sono mai stato capace ad avere la battuta pronta. E non ci riesco nemmeno mentre scrivo. Per questo non so nemmeno come proseguire.
Potrei parlare di quella volta che i pinguini hanno sfidato i conigli a chi scopava più in fretta. Giocavano in casa ed hanno vinto senza problemi. Questo per dire che l’ambiente conta, anzi è fondamentale ed imprescindibile. Quel giorno infatti non sono uscito con quella camicia perché l’ho macchiata irrimediabilmente con un bicchiere di vino. Sono stato costretto a ripiegare per uno degli insignificanti maglioni in tinta unita di Benetton che ho comprato in offerta a 39 euro. E quel giorno è stato completamente inutile. L’appuntamento importante non lo era più così tanto e tutto quello che ha senso ricordare è solo quella splendida sensazione di camicia pulita e stirata. Per un attimo è come se Charlize Theron nuda mi avesse offerto una birra. Nonostante la mia celiachia.

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