lunedì 22 settembre 2014

Il bicchiere della staffa


A metà della frase ti rendi conto che fondamentalmente non hai niente da dire. Che quella storia non ti interessa e che vorresti solo rimanere lì appoggiato a svuotare quel bicchiere in sua compagnia. Senza nessuna pretesa, solo stare assieme in quel momento. Con l’odore della mattina che inizia a inumidire le strade. E poi camminare come se i portici di Bologna non fossero sempre gli stessi. Come se non li aveste già percorsi miliardi di volte cercando in una canzone una scusa per sorridere. Sentendovi unici come una coltellata nello stomaco. Rifugiandovi in una routine per sentirvi parte di qualcosa. Sforzandovi di pensare al lavoro come a una missione di vita. Ma che cazzo di missione è fare il fisioterapista? Era quella la faccia che aveva tuo padre alla tua festa di laurea. Con quel sorriso che si rivende ai vecchi amici persi di vista. Bologna è piccola e capita sempre di incontrare qualcuno, ma quando lo vuoi incontrare non c’è mai. E vorresti incontrarlo ora tuo padre e dirgli che ha ragione, è l’ultimo desiderio di questa notte che muore. Ma lei si sforza di sorridere alla tua storia e in fondo anche questo non è un brutto modo di finire questa serata.

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