A metà della frase ti rendi conto che fondamentalmente non
hai niente da dire. Che quella storia non ti interessa e che vorresti solo
rimanere lì appoggiato a svuotare quel bicchiere in sua compagnia. Senza
nessuna pretesa, solo stare assieme in quel momento. Con l’odore della mattina
che inizia a inumidire le strade. E poi camminare come se i portici di Bologna
non fossero sempre gli stessi. Come se non li aveste già percorsi miliardi di
volte cercando in una canzone una scusa per sorridere. Sentendovi unici come
una coltellata nello stomaco. Rifugiandovi in una routine per sentirvi parte di
qualcosa. Sforzandovi di pensare al lavoro come a una missione di vita. Ma che
cazzo di missione è fare il fisioterapista? Era quella la faccia che aveva tuo
padre alla tua festa di laurea. Con quel sorriso che si rivende ai vecchi amici
persi di vista. Bologna è piccola e capita sempre di incontrare qualcuno, ma
quando lo vuoi incontrare non c’è mai. E vorresti incontrarlo ora tuo padre e
dirgli che ha ragione, è l’ultimo desiderio di questa notte che muore. Ma lei
si sforza di sorridere alla tua storia e in fondo anche questo non è un brutto
modo di finire questa serata.
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