domenica 4 novembre 2007

Colazione

Anche quella mattina andammo al bar.
“Due caffè”
“Uno macchiato”
Il barista non sorrise.
Tirò una leva e riempì il filtro e lo avvitò alla macchina del caffè. Aveva un gilet verde a completare una camicia bianca vecchia a quasi trasparente. Pantaloni neri. Le scarpe probabilmente le aveva ma non saprei dire. Non le vidi. Venni distratto dal crollo della borsa raccontato dalla pagina aperta a caso su un giornale lasciato al suo destino sopra un tavolo poco distante.
La scritta lucida vibrò assieme alle tazzine banche. Erano d’accordo? Seppi in seguito di no.
Noi non avevamo niente da dirci. Come sempre. Guardavamo probabilmente in due direzioni diverse. Lei sicuramente stava valutando le calorie di un croissant integrale alla marmellata. Si bilanciava prima su un piede poi sull’altro. Incerta.
Il caffè fu pronto.
Lei ruppe gli indugi e si spostò verso la teca dei dolci.
L’avevo previsto. Allungai la gamba e cadde.
Ebbe la prontezza di ammortizzare l’urto sulle mani.
Catalizzò l’attenzione.
Si rialzò da sola.
“Ma perché sei così?” domandò nervosa.
Aveva gli occhi stanchi di chi non ha dormito. La faccia usata di chi ha tentato di risolvere una equazione matematica, senza esito. Il vestito era leggero sebbene fosse inverno. Verde con dei puntini bianchi e viola che probabilmente volevano essere fiori. Ma il destino gli aveva beffati. Si sarebbe detto una bella donna ma gli avventori parlottavano di altro.
Io tenevo il caffè con due dita dalla piccola e spessa impugnatura. Avevo una mano appoggiata in cintura ed un gomito al bancone. Riuscivo vagamente ad annusare il mio profumo. E mi faceva stare bene come l’auto lanciata veloce di notte.
Lei continuava a guardarmi interrogativa assieme a parte dell’assonnato pubblico. Un ometto sulla sessantina, una signora sull’uscio, un uomo distinto per il papillon nero e la barba bianca.
Mi sentivo importante. Unico.
Non risposi tuttavia. Sarebbe stato come spiegare una barzelletta.
Feci un inchino ed uscii di scena.
Era una splendida giornata e il barista continuava a non sorridere.

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