domenica 4 gennaio 2009

La magia del natale divisa in due atti dei quali il secondo è mancante. Più per mancanza di voglia che di intenzione.

Natale. Una bottiglia di birra aperta e qualche regalo ancora da riordinare. Carte multicolori sparse. Scatole allettanti ormai pensionate e svuotate accanto a cassonetti rigonfi. Pesantezza e digestione ininterrotta. Sbalzi d’umore. Ricordi e progetti. Eco di conversazioni leggere ed imbarazzate di vecchie conoscenze. Un pensiero per Lara. Forse avrei saputo cosa regalarle. Forse avrei almeno potuto chiamare e non lasciare tutti i miei pensieri a quel messaggio interpretabile. Tradotto alla meno peggio. Il meglio che sono riuscito a fare.
Ed ora sono qui con addosso lo stesso maglione di Benetton che porto al lavoro. Abbastanza anonimo per passare inosservato.
Abbastanza pulito per essere ignorato.
Abbastanza blu per risultare dozzinale. Intercambiabile.
E immagino i vizi degli scrittori. A quelli necessari. All’inchiostro sprecato e agli alberi abbattuti prima dell’invenzione dei blog. Cassonetti dell’immondizia multimediale. Ricettacoli di verità assolute. Spesso commentate. Poi rivedute.
Il sapore in bocca non è dei migliori.
I regali sono stati fantastici.
Azzeccatissimi.
Come quella volta che mi regalarono il camion dei pompieri al posto dei superpoteri di Superman. Ed io mi sarei accontentato anche di quelli dell’Uomo Ragno.
Ma tant’è.
E così, tra le finestre illuminate ad intermittenza, intravedo i miei 30 anni calcolati sul Natale.
E vorrei che questo cazzo di sigaro si accendesse.
Che se proprio deve fare così freddo allora nevichi.
Ma niente. Infilo i piedi più a fondo nelle pantofole. Potrei recuperare dei calzini ma non ne ho molta voglia. Così mi guardo ancora un po’ attorno. Queste pareti di un glabro bianco elettrico. Con una espressività tagliente. Quasi chirurgica. Distratta dagli irregolari singhiozzi di fumo che escono da questo sigaro troppo umido. Provo ad imitare le indelebili fumate da film di Hannibal Smith e Terminator. Qualche foto di Bukowski. Quindi mi scuoto, recupero il cellulare e conto i contatti che ho in rubrica. Poi mi stanco alla G.
Cerco di evitare pensieri concreti.
In fondo è Natale.
Festa, niente lavoro.
Probabilmente la televisione programma una poltrona per due.
Come tutti gli anni.

1 commento:

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie