martedì 24 marzo 2009

poco prima di alzarmi

È come respirare creme caramel. Come a Pasqua le uova sode al mattino. Ed uno sfondo dall’odore terso. L’intensità dell’inconsistenza. Si accavallano pensieri allacciati male, bollette in scadenza, email salvate in un angolo del cervello foderato di parole non dette.
Ed eccomi: con la camicia non stirata nascosta da un maglione leggero ed insignificante, gli stessi jeans sopravvissuti alla lavatrice del sabato pomeriggio e le scarpe con la suola stinta e porosa che assorbe l’umido della strada. Annoiato come una birra scura. Con la soddisfazione e la grinta di un impiegato dell’ufficio anagrafe. Io davanti alla mia grande opera incompiuta. Io dietro una scrivania ridicola. Utile ad appoggiarci i gomiti. I denti sono ancora incapsulati dal sapore del pranzo: un recalcitrante panino al tonno e pomodoro. L’orologio è ancora troppo indietro per alzarmi da questa sedia. Attorno ci sono le solite facce ed una autistica disposizione delle scrivanie. Il fascino dell’open space. Mi accorgo di non essere il solo a far rimbalzare le dita sulla tastiera affascinato dall’apparire di nuove lettere sullo schermo. Il tappeto musicale è una singhiozzante opera post-classica in poliuretano espanso, plastica e schermi LCD. Ritorno a fissare la casella di posta aperta. Niente di nuovo. Tutto di vecchio.

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