mercoledì 29 febbraio 2012

Un odore da un momento molto, molto, molto lontano che quasi credevo non esistesse più

È il suo odore che mi riporta alla realtà. Un profumo che avevo giurato non avrei mai più incontrato. Nemmeno per sbaglio. Ed invece eccolo lì, addosso ad un altro volto che non riesco ad ascoltare. E mi parla di cose che dovrebbero suscitare il mio interesse professionale, mi sento in colpa per le lampadine che non mi si accendono mentre parla. Mi impongo di sorridere e lei prosegue. So che dovrò risponderle a tono, magari aiutando la mia argomentazione con le parole cui non riesco ad interessarmi. Ma è più forte di me. Sono ad anni luce da questa situazione all’arredo inodore e precario da sala chirurgica. Sono al mare e sono vivo che quasi riesco a toccarla. A sentirla morbida ed a meravigliarmi di noi due lì. C’è quel consistente senso di vita che manca nella routine quotidiana e che ci inventiamo commentando le partite di calcio al bar e le vallette ed il superenalotto. La verità è che lo sappiamo anche ma non lo vogliamo ammettere, ci siamo dimenticati l’ultima volta che abbiamo provato qualcosa di puro. Qualcosa per cui avremo rinunciato a tutto per davvero. Qualcosa per cui alle conseguenze non ci avremo nemmeno pensato. Perché non sono le conseguenze che importano, è il momento. È questo momento in cui la vita mi entra dal naso mentre questa parla ancora nonostante la mia evidente passività. La lascio fare fintanto che non mi assuefaccio all’odore che ha rubato ai miei ricordi. Ma non succede. Prima c’è un buco e, grazie ad una educazione classica, capisco che devo rispondere. Quindi mi schiarisco la gola e, fedele come un tappo di plastica di una bic consumato da mille denti, rispondo.
“sarebbe a dire?”
E lei ricomincia.
Ed io mi rituffo nel suo odore sapendo che alcune sensazioni non le proverò mai più.

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