giovedì 4 febbraio 2010

Appena dopo i giorni della merla

Lui e lei si fissano intensamente per qualche secondo negli occhi.
Sono in un vicolo buio appena fuori dalla prima cintura di viali.
Hanno bevuto un paio di drink chiacchierando del più e del meno in un locale lì vicino.
Tra di loro si è creata una situazione di intesa, hanno riso e discusso e lei propone di fare due passi.
Sono soli. Sono le undici di sera, e sopra le loro teste un lampione fioco li inonda di calda luce.
Un cantiere enorme spunta in lontananza sopra i tetti dai palazzi. Luci bianche e rosse addobbano gru ed impalcature. E' affascinante, quasi da fantascienza ma loro non se ne accorgono nemmeno. Si limitano ad avvertire il rumore di qualche automobile in accelerazione chissà dove. L'unica presenza della città nella città. Nessun passante con il cane al guinzaglio e nessun gatto randagio che curiosa nei cassonetti. Qualche pozzanghera ghiacciata riflette bidimensionalmente uno scorcio di tetti, una finestra illuminata e il cielo.
La scena sprizza passione come un maiale appena norcinato sprizzerebbe sangue.
Lui e lei intersecano le rispettive lingue annodandole e districandole proprio come farebbero due anguille appena pescate in una cesta.
Sono soli su quel nastro sconnesso di asfalto circondati da scalcinati palazzotti a tre piani, immobili e avvinghiati come un'edera su un palo della luce.
Lui si accorge che lei ha la punta del naso fredda. Gelida. Effettivamente anche la serata è fredda. E' inizio febbraio. E' normale.
E ancora passione che viene lanciata tutt'intorno come coriandoli al passaggio dei carri a carnevale.
L'unica cosa alla quale non stanno pensando è che all'improvviso, alle loro spalle potrebbe spuntare qualcuno con cattive intenzioni. Già, qualcuno che non ha niente da perdere, con la sciarpa che gli copre il volto, le spalle larghe avvolte in un giubbotto di pelle scura, la voce decisa e minacciosa e un coltello di almeno venti centimetri ben serrato nel pugno destro. Potrebbe avvicinarsi ai due senza farsi notare e arrivargli a pochi centimetri. Poi, mentre i due continuano nel loro scambio di effusioni ed enzimi, potrebbe alzare la lama all'altezza del collo e posarla in corrispondenza della carotide pulsante di lei. Dunque sgozzarla come un capretto sacrificale in una tragedia greca.
Invece non succede nulla; niente di tutto ciò.
Dopo un paio di minuti di sfregamenti papillari ciascuno si riappropria della rispettiva lingua e lentamente si scostano l'uno dall'altra. Poi riaprono dolcemente gli occhi come se si fossero appena risvegliati dal miglior sogno e, stampandosi un sorrisetto agrodolce sulla faccia, sembrano concordare sul fatto che tutto è finito troppo presto. Un vero peccato.
Lei gli prende le mani tra le sue come i bambini in procinto di fare un girotondo e, facendo qualche passo all'indietro, lo trascina verso la fermata della metro dove lo saluterà con un ultimo bacio.

La tenda leggera di una finestra illuminata al terzo piano di un palazzo che si affaccia sulla strada, si scosta. La luce si spegne uccidendo l'ultima presenza di vita sulla facciata. L'uomo che ha assistito a tutta la scena beve un bicchiere d'acqua del rubinetto prima di sdraiarsi a letto alla ricerca del proprio sogno.

1 commento:

Redazione Radio Giovedì ha detto...

Ma questo è ammore!
Un brindisi agli sposi!

RG