martedì 22 giugno 2010

Intermezzo con un protagonista estremamente impegnato

Non c’è molto tempo. Facciamo come se dovessi improrogabilmente uscire. Come quel trattenere il respiro in autostrada dimenticando la luce accesa della riserva proprio mentre ci passa accanto un'altra stazione di servizio. Insomma la sensazione è che vorrei essere qui ma non dovrei. Roba da psicosi adolescenziale. Per lo meno non bevo. Sempre perché devo uscire e il rispetto delle leggi e quelle cose lì. L’adattamento acritico appunto. Quanti slogan mi vomiterei addosso ma è così. sono pure elegante. Mi hanno convinto a non andare in giro nudo per casa. E non è stato l’inverno ma il senso civico. Quello che mi fa sorridere ai vicini di casa. Anche a quello con il cane minuscolo che probabilmente fa barbie di cognome. E sicuramente fa casino. Al mattino alle 7 quando grazie a Dio dormo ancora. Essì che non devo tirare indentro la religione. Con tutte le cose che succedono ora. L’attualità che è estremamente di moda. Che fingo di interessarmi. Che ripropongo. Polpettoni rimasticati di notizie del bar, radio, internet. Qualcosa che mi dia una scusa per parlare. Per distogliermi dal ragionare che sennò sembro antipatico, asociale. E non si può mica. Nossignore, bisogna esserci perché chi non c’è non esiste. Roba da nascondino reificato. Roba da social network. Chissà perché nessuno usa più messenger, ora che sapevo usarlo così bene.
Bè ora devo fingere di uscire per davvero.

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