mercoledì 28 marzo 2007

evoluzioni ergonomiche

nonostante l'apparenza questa posizione è comoda. inusuale forse. ma non lo fu la vista della prima persona sprofondata in un puff o su un materasso ad acqua? l'ergonomia continua a fare passi avanti superando qualsiasi fantasia, arrivando a disegnarmi in siffatto modo. certamente vincente: definitivo. sopra di me sguardi interessati di passanti più o meno casuali. ficcanaso o meglio: clienti. dev'essere così che ci si sente a lavorare per gli stand promozionali ai supermercati, "catalizzando la attenzione". qualcuno si sporge per vedere meglio. addirittura altri cercano di filtrare tra i corpi per una posizione migliore.

abbonato rai: un posto in prima fila

silenzio, mi calo nel personaggio come un consumato attore. il mio mantra è: “vivere il prodotto”. cerco di rilassare lo sguardo, dilato le pupille. inspiro ed espiro forte e l'aria mi si versa nei polmoni calda, come nei pomeriggi di inizio estate. giorni in cui, effettivamente, quei quattro o cinque euro elargiti alla bionda barista del bagno Fantini valgono una dissetante birra ghiacciata.

Heineken, sounds good

poi, mi si conceda il gioco di parole, è un mare di tempo che non vado al mare. al telegiornale un servizio ha mostrato i primi tuffi e fisici, ancora non perfettamente torniti e colorati, passeggiare tranquilli per il bagno asciuga. nessun venditore ambulante: tutti ancora occupati nei mercati invernali del centro città. i cinesi con gli ultimi dvd pirata a 5 euro, gli africani con nuovissime cinture e borse contraffatte. mentre in spiaggia domenica tutti indossavano costumi di moda l'anno passato. qualche Sundek ed un sacco di più economici Calzedonia.

fa parlare le tue gambe

non che abbia in antipatia i miei boxer a fiori hawaiani ma quest'anno opterò per una vacanza naturista. Filippo ha raccontato che non è solo un'orgia come si penserebbe.
"insomma”, ha detto, “c'è anche dell'altro".
“certamente meno interessante” abbiamo aggiunto io e Nicola pianificando una pausa senza poliestere misto ad elastene o lycra a coprirci il didietro, niente crema e tanta frutta di stagione.

mangia sano, torna alla natura

ma l'estate è ancora lontana e questi sono solo scherzi climatici utili a laccati capi redattori di telegiornali. oggi è il 7 marzo ed io vesto un maglione marca napapijri adagiato qui, a farmi osservare. la mia performance pare avere un esplosivo successo come le prime puntate di x-files. quando non era richiesta una laurea in psicologia aliena ed una costante e meticolosa attenzione a particolari insignificanti per la comprensione de facto dell'episodio. commentato poi al bar con le amiche il seguente giorno, dietro un rilassato caffè foriero di possibili risvolti relazionali. sesso.

il caffè è un piacere, se non è buono che piacere è?

ed in questa prospettiva potrei ora sfruttare la mia prominente posizione protagonistica fissando un appuntamento con una di quelle gemelle bionde in piedi alla mia destra. potrei fare un cenno significante: “ci vediamo dopo, quando tutto sarà finito”. potrei poi usare l’opzione viaggio nei sapori: agriturismo e passeggiata nella vegetazione circostante.

è bello camminare in una valleverde

è il piano collaudato con Lucia in un maggio ed ha soddisfatto le aspettative del consumatore: io. allora farò così: girerò il dito a dire di aspettare la fine della performance. tutto senza scompormi troppo, vanificando lo sforzo rappresentativo. in fondo ho un ruolo. me lo ricordano le due coppie di gemelli in abiti arancioni che minacciosi si avvicinano dicendo “non si muova”. devono avermi sondato il pensiero. non sono tuttavia preoccupato: i loro vestiti alieni mi ricordano vagamente quelli indossati nei cantieri stradali.

stiamo lavorando per voi

poi gli stessi dicono che me la caverò e devo solo stare tranquillo. lo stesso tono del dottor Mark Greene di E. R.. capisco quindi che sto morendo. conosco bene quella serie, meglio di x-files. e sicuramente la Dondi Salotti non sarebbe felice di avere sulla coscienza un bianco toronto liscio che schiaccia me medesimo scivolando dal portapacchi di una Seat.

auto emoción

ma non riesco a provare rancore, né altre cose. avrei voluto provare il bunjee jumping e la cucina thai. le ragazze svedesi e le cozze di Bruxelles. la nuova Mini Cooper. però mi sento bene, importante e fuoco negli occhi da cui tutti bevono una tragedia in fondo sperata. come uno schianto in formula uno, un knock out al secondo round, lo sciatore che inforca e perde uno sci. sono la panacea alla noia dei giorni che si ripetono, uguali. che non lasciano memoria del loro passaggio. né belli, né brutti. insignificanti come la strada che si ripercorre tutte le mattine ed i pomeriggi per andare da e fino agli stessi posti. ancora ed ancora. rendo memorabile a tutti un istante che potranno raccontare, che uscirà dalla monotonia dei discorsi sul meteo, il calcio. in questo momento la mia vita si espande a colorare per un attimo solo quelle del copioso pubblico: tangenziali. sono il Davide con la testa di Golia di Caravaggio, sono Gesù sulla croce, il re sole. tutto mi gravita attorno come piccoli Pavesi Frollies. finalmente capisco che vuol dire: il mondo attorno a te.

poi muoio.

si dice che un attimo prima di morire ci passi il film della vita davanti ma io ho visto solo lo stacco pubblicitario.

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