mercoledì 30 settembre 2009

Il soave canto dell'arpa

ATTENZIONE: questo racconto potrebbe turbare la vostra sensibilità. La parola "cazzo" compare per 13 volte.

Avevamo avuto un'altra idea geniale. Anche quella sera, dopo la quarta Harp Strong, Frenc era saltato su con: "cazzo ragazzi". Sì, parlava sempre al plurale anche quando eravamo solo io e lui e praticamente sempre eravamo solo io e lui. "Ci sono!" e vi assicuro che quando partiva con "ci sono!" era meglio allacciarsi le cinture di sicurezza, indossare il casco assicurandolo bene sotto il mento, stringersi forte allo sgabello del bancone e, schiarendosi la voce, tuonare: "Ludmilla ci suoni altre due arpe per favore?". Sì, le arpe ovviamente stavano a significare le medie mentre gli arpeggi avrebbero indicato le piccole ma, per ovvi motivi di convenienza e di sete, queste non sono mai state ordinate. La notte, quelle sere, era una striscia di asfalto scuro infinita, senza cartelli, indicazioni e traffico. Una lingua nera affascinante e coinvolgente, dritta e senza fine che ti spingeva a premere sempre più sull'acceleratore e sempre più a fondo. Era calda e rassicurante come l'utero materno. Poi, dopo aver tenuto a tavoletta per parecchio, quando arrivavi a tutta canna, a velocità tali che la vista rallentava sgranandosi ed i suoni si trascinavano cominciando a mischiarsi con i rumori, all'improvviso spuntava un cazzo di muro bianco, schifosamente candido ed angelico. L'asfalto veniva divorato furiosamente accorciandosi sempre più fino ad arrivare inevitabilmente a sbatterci contro la faccia. Qualche volta rischiando pure di perderci qualche dente o di farsi un occhio nero. Poi, il giorno dopo era faticoso come rinascere un'altra volta e nel giro di poche ore svezzarsi, imparare a camminare, a parlare e, insomma ci siamo intesi, no? Almeno una volta ciascuno di noi sarà nato e saprà quanto tempo ci è voluto e quanti sforzi ci è costato arrivare ad essere quello che siamo. Per qualcuno potrebbe non esserne valsa la pena ma questo è un altro discorso.
Poi Ludmilla ci ha spillato le due Harp Strong e Frenc è stato in grado di continuare: "per quale cazzo di motivo..." Già, anche "cazzo" era abbastanza frequente nelle sue dissertazioni. L'algoritmo che stava alla base della frequenza dei suoi "cazzo" era semplice. Bastava moltiplicare il numero di birre ingurgitate per il livello di infervorazione raggiunto lanciandosi in ragionamenti contorti come ulivi millenari, per il sudore secreto. Ecco fatto, infine bastava elevare il tutto al quadrato. Talvolta "cazzo" arrivava ad essere tanto frequente quanto un segno di punteggiatura. Diciamo ad esempio, quanto può esserlo una virgola in un tema.
"Per quale cazzo di motivo la maggior parte dei film che escono in queste sale del cazzo sono tratti da dei cazzo di libri mentre mai nessun cazzo di libro è mai stato tratto uno stamaledettissimo cazzo di film". Leggerlo, vi assicuro, che non rende nemmeno un quarto dell'effetto che un discorso di questa entità può avere se ascoltato in presa diretta. Vi avrebbe stregato, avrebbe potuto, alla fine, ipnotizzarvi e farvi firmare un assegno in bianco. Per rendere meglio l'idea dovete immaginare questo tizio, Frenc, alto quanto basta, magro un pò più del normale -il tutto sessantacinque chili coglioni compresi (come direbbe Hornby)-, con uno sguardo da spazzacamino ed i capelli da autista di tram mentre scampanella incazzato duro perchè qualche cazzo di automobilista ha parcheggiato l'auto sulle rotaie. Avete presente? Ochei, a tutto questo dovete aggiungere alcuni particolari: quando parla tende ad incurvare la schiena in avanti appropinquandosi sempre più a chi gli sta davanti (alcune volte talmente tanto da ritrovarsi sdraiato per terra), spesso nella concitazione del parlare lancia zampilli e meteore di saliva gesticolando come un invasato oratore nero cattolico del Bronx. Ecco questo è Frenc ma per dirla proprio tutta, Frenc non è il suo nome. Esatto, proprio come Giec non è affatto il nome del barista. O forse sì, non ricordo più bene.
Quella sera vi devo confessare che l'idea parve geniale anche a me. Provate ad immaginare di andare da Block Buster e trovarvi nello scaffale, accanto ai dvd, i libri che ne sono stati tratti. Trarre un libro da un film, ma ci pensate a Robocop tradotto in parole. O provate ad immaginare di leggere Terminator ed arrivare al punto in cui pronuncia la fatidica, memorabile, unica frase "I'll be back". Ovviamente io la lascerei in inglese, esatto, proprio come voi la state leggendo adesso. Non vi è venuta la pelle d'oca? Ribadisco, a me è sembrato geniale, quel qualcosa che ancora non c'è ma che tutti stanno aspettando. Sarete sorpresi da questa mia esternazione perchè magari avevate una certa reputazione di me ma, credetemi, rispetto a quello che spesso veniva definito geniale, questo lo era veramente. Giusto per allinearvi con quello che sto dicendo, dovete sapere che alcune genialate, termine col quale indicavamo a mente lucida, il giorno successivo, l'idea geniale del precedente, sono state:

1. invadere il Vaticano mentre il papa si trovava in tournee in Medio Oriente, ma mica tutto. Ci saremmo accontentati di un'appartamentino, un buco di un centinaio di metri quadri su piazza San Pietro. Poi ci sarebbe bastato riuscire a resistere per una ventina d'anni agli sfratti in attesa che, per la fantomatica legge dell'usucapione, diventasse nostro. Ci sembrava anche abbastanza fattibile. Non ho mai letto sull'Osservatore Romano di guardie svizzere attuare uno sfratto. Sono sempre tutte così colorate e gioiose con gli spadini luccicanti, gli elmetti brillanti e le balestre intagliate a tentare in tutti modi di entrare nel nostro appartamento. No, decisamente no. Non possiamo mettere i vigli urbani o la polizia sullo stesso piano delle guardie svizzere. Tutta un'altra cosa. Per finire, non ho mai nemmeno sentito nessuno che si è preso una multa in Vaticano perchè non aveva il casco o guidava senza cinture. Secondo me manco ce l'hanno stè guardie il blocchetto delle contravvenzioni.
Maledetti voi, non lo ammetterete mai ma so che state pensando che è un'idea geniale... ma sappiate che l'idea è nostra quindi se ci doveste provare e magari riuscire pure, ricordatevi di noi.

2. Avevamo anche pensato che fosse geniale comprare tre televisioni, costruire interi quartieri di qualche città, acquistare qualche giornale, il tutto magari anche non troppo lecitamente ma poi diventando Presidenti del Consiglio avremmo sistemato tutto. Ma, cazzo, mi han detto che già qualcun altro l'ha ritenuta un'idea geniale. Poco male.

3. Beh, che dire di quella volta che avevamo organizzato, su consiglio del Giec (il barista che non si chiama così o forse sì), di portare in teatro quelli che erano spezzati vita vissuta, reali, veri al 100%. Avremmo iniziato una nuova corrente di neoneorealismo. Anzi neoverismo. Avremmo offerto ai ben pensanti borghesi di città, alle impagliate signore ingioiellate altolocate dei circoli del bridge, ai mummificati avvocati in pensione che non hanno mai pronunciato la parola culo nemmeno per chiederlo alla moglie in una vita intera, una sicura vetrina su quella che è la vita della gente normale, dei ragazzi sboccati e sbraitanti di oggi, di due universitari che un martedì sera si ritrovano al pub e discorrono del più e del meno mischiando perle di saggezza a birre doppio malto, pillole di filosofia a bestemmie originali ed a cazzate supersoniche e chi più ne ha più ne metta. Per l'allestimento del palco avevamo già pensato a tutto: l'avremmo allestito con il bancone di legno del bar del Giec (contentissimo di prestarcelo per l'intera tournee.Lui sarebbe stao il nostro tour manager) e due sgabelli, magari un pò buio rendendolo nostalgicamente fumoso. Noi ci saremmo limitati a tracannare Harp Strong come solitamente facevamo nel nostro locale ed essere il più naturali possibili. Che ne pensate?

4. Un'altra genialata era stata quella di creare una linea di abbigliamento da esporre in un negozio... un momento, questa scusate ma non posso proprio divulgarla, ci stiamo lavorando perchè effettivamente la riteniamo ancora geniale...

Ma, scusate un secondo, per quale strano motivo vi sto raccontando tutto questo? No, perchè divagando, schiacciando un tasto quà ed uno là mi sono perso nei meandri della memoria e non ricordo più da dove ero partito ma, ancor peggio, non so più dove volevo arrivare. Mettiamola così, forse volevo solo ricordare con un pò di malinconia e condividere con voi alcuni memorabili momenti trascorsi quando davvero Tutto (con la T maiuscola) poteva diventare unico e geniale grazie al magico tocco di qualche birra.
Già, proprio così!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

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